Cronaca locale

Scacchi, campione a 15 anni sognando Fischer e il Milan

È tra i maestri internazionali più giovani di sempre e già domina i tornei La scintilla a sette anni e con la prima paghetta ha comprato la scacchiera

Scacchi, campione a 15 anni sognando Fischer e il Milan

Non è un genio, non è un fenomeno, ma quasi. Avere la qualifica di Maestro internazionale di scacchi a 15 anni è un fatto che può cambiare la vita, però Francesco Rambaldi, è appunto lui il 15enne d'oro della scacchiera, non sembra farci caso. Domenica scorsa a Bad Wiessee in Germania s'è esibito in uno dei più importanti tornei mondiali, con oltre 400 partecipanti, «stracciando»" il Grande Maestro Delchev in sole 23 mosse dopo un brillante attacco caratterizzato dal sacrificio di tre pezzi. E dopo la vittoria il ritorno a Milano in auto con papà Ettore, quattro ore di viaggio a studiare storia perchè il giorno dopo Francesco doveva sostenere un'interrogazione di storia nell'ultimo anno del liceo che frequenta a Grenoble (a Pero c'è stato il cambio di macchina con la mamma Paola).

Questo big degli scacchi non è un novello Einstein, ma aver iniziato la scuola con due anni di anticipo, aver speso a 4 anni 15 euro di paghetta mensile per acquistare una scacchiera (inutilizzata e impolverata in uno scaffale per i successivi otto mesi), aver fatto scattare la scintilla a 7 anni durante una vacanza in Calabria, col padre (buon giocatore) battuto per la prima volta a bordo di una piscina, vorrà pur dir qualcosa. E da allora toccò ai compagni di scuola perdere le partite, poi l'ingresso nell'Accademia Scacchi di Milano, la trafila dei tornei vinti, almeno dieci giorni al mese sottratti alla scuola (tale è la durata di un torneo di rilievo), le trasferte da Grenoble, avanti e indietro con i genitori, gli alberghi, le spese, i premi di pochi spiccioli (in Baviera erano di 700 euro che gli hanno permesso di coprire le spese), questa la vita non facile di un baby fenomeno.

«E' che sono un competitivo, anche quando gioco a ping pong e non voglio mai perdere. Me la cavavo bene anche col calcio e sognavo di vestire il rossonero del Milan, la squadra del cuore; eccellevo pure nel nuoto ed ero tentato di andare avanti, ma poi, complice anche mio padre, hanno preso il sopravvento pedoni, alfieri e cavalli. Però non immaginate quanto è bello dare scacco matto all'avversario e fargli cadere l'ultimo baluardo» racconta Francesco che poche settimane fa nel campionato del mondo under 18 a Durban (Sud Africa) aveva perso il podio solo a causa dello spareggio tecnico, piazzandosi al secondo-quarto posto ex aequo (ma appunto 4° per spareggio).

Agli scacchi dedica almeno tre ore al giorno (deve anche preoccuparsi delle materie scolastiche); adora gli Zeppelin, Bob Dylan e i Guns'n Roses; in camera non ha poster ma solo un planisferio per vedere i luoghi dove andrà a esibirsi e alla sorella Carolina (11 anni) non è riuscito a inculcare l'amore per gli scacchi, ma nel cassetto coltiva un sogno: «Bobby Fischer (sì, proprio lo yankee vincitore nel 1972 della sfida del secolo col russo Boris Spasskij, ndr) è il mio idolo e applico la sua filosofia: credere nelle mosse giuste. E un giorno spero di raggiungerlo come bravura e notorietà e, per favore, lasciatemi sognare».

Ma Rambaldi, sogni a parte, non vuole fermarsi qui, insegue la notorietà di Fabio Caruana il 22enne big di casa nostra in testa nella Coppa del mondo, e si è posto come obiettivo la qualifica di Grande Maestro il top dei top in campo scacchistico, un onore riservato a pochi ma che, considerata anche la sua giovane età, la classe e l'esperienza in costante aumento, non è proprio da scartare. Francesco non molla: «Perchè il bello degli scacchi è che un ragazzino può battere un anziano e viceversa. Uno scontro tra generazioni, nella battaglia quotidiana con la propria mente. Ricordo ancora la mia partita più lunga, contro un iraniano nel mondiale. Lì hanno dovuto interrompere i giudici implorando una "patta" dato che andavamo avanti a suonarci come due pugili col coltello tra i denti.

Certo che fra vent'anni non riesco proprio a immaginarmi, dipenderà dai risultati che avrò ottenuto».

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