Cronaca locale

Schiaffoni alla figlia di un anno: afgano la pesta perché è nata femmina

Orrore in una famiglia di immigrati a Milano. L'afgano pestava moglie e la minacciava: "ti butto giù dal balcone". Botte anche alla neonata perché non era maschio

Foto d'archivio
Foto d'archivio

Non solo si avventava con ferocia contro la moglie minacciandola e pestandola di continuo, ma quando le è nata la figlia ha iniziato a picchiare anche lei. Le riempiva di schiaffoni, come ha potuto accertare gli inquirenti, "in quanto di sesso femminile e non maschile come avrebbe voluto". Violenze indicibili sulla neonata che sono andate avanti, da quando la moglie l'ha portata a casa dall'ospedale a quando l'immigrato è finito in manette. Per tutti questi soprusi il gup di Milano Guido Salvini ha deciso di condannare H. A. A., un trentenne di origine afgana, a tre anni e otto mesi di carcere col rito abbreviato.

Stando al capo d'imputazione, H. A. A. avrebbe sottoposto la moglie, sposata a quindici anni in Afghanistan, e la figlia ad "atti di violenza fisica e psicologica cagionandole un abituale stato di sofferenza". In particolare, nel marzo scorso, l'immigrato avrebbe adoperato, in più di un'occasione, violenze sulla figlia neonata "prendendola a schiaffi in quanto di sesso femminile e non maschile come il padre avrebbe voluto". Quando l'afgano si accaniva sulla piccina, minacciava la moglie urlandole contro: "Se chiami la polizia ti ammazzo... ti butto giù dal balcone". Anche in presenza della figlia minore percuoteva la donna prendendola a calci e a pugni. In alcune occasioni, poi, le urlava contro di "non alzare lo sguardo da terra" e la picchiava usando il cavo del carica batteria del cellulare e la sferzava con la cinghia.

Oltre che dei maltrattamenti, l'imputato, che è stato arrestato il 30 agosto scorso, è stato riconosciuto colpevole anche di sequestro di persona e violenza sessuale. Il primo reato perché, come si legge nel capo d'imputazione, "privava la moglie della libertà personale, chiudendola a chiava dentro l'abitazione e impedendole di uscire". Il secondo è, invece, relativo a tre episodi di abusi, avvenuti tra il marzo e l'aprile di quest'anno. Tutti reati commessi con l'aggravante di avere commesso il fatto "in danno del coniuge". Tra i vari atti violenti contestati all'afgano anche l'avere colpito la moglie con un coltello. "Mi andava di farlo...", si è limitato a dirle dopo averle tagliato la gamba destra. Adesso H. A. A.

, che era in possesso di regolare permesso di soggiorno, dovrà espiare la pena e, non appena uscirà dal carcere, sarà immediatamente espulso dell'Italia.

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