Al via la settimana calda: la città teme gli antagonisti

La festa della Liberazione e la commemorazione di Ramelli rischiano di essere le prove generali per boicottare il 1° maggio

Al via la settimana calda: la città teme gli antagonisti

Il tradizionale corteo «santificherà» oggi pomeriggio le serie di manifestazioni per il settantesimo anniversario della Liberazione. Ma sarà anche la cartina di tornasole delle intenzioni dell'area antagonista in vista del crescendo di appuntamenti che si concluderanno con il «D-day» del 1° maggio, quando caleranno su Milano antagonisti da tutta Europa. E non certo per godersi i tepori primaverili italiani. Con due interrogativi: quanti saranno e che livello di scontro raggiungeranno.

Oggi dunque tutti in piazza per festeggiare la vittoria sul nazifascismo con il consueto programma, concentramento attorno alle 14, partenza alle 14.30, sfilata lungo le vie cittadine, arrivo in Duomo per i comizi. Una processione più che una manifestazione, non fosse per le intemperanze dei centri sociali che fischiano tutto e tutti. E quando hanno provato a calmarli, si sono beccati dei «fascisti» persino gli ex deportati e la Brigata ebraica. A questo primo appuntamento dovrebbero presentarsi solo i milanesi, di cui è noto il basso tasso di combattività. Al massimo qualche tafferuglio, due petardi e alle prime manganellate, rapida fuga.

Ma già dalle loro iniziative si potranno capire le reali intenzioni dell'area antagonista. Se infatti ciascuno festeggerà il 25 Aprile a casa sua, nei giorni successivi caleranno su Milano ben più attrezzati ed esperti professionisti del disordine pubblico. Leggi i «No Tav valsusini» e gli anarchici del centro sociale Askatasuna che stanno già preparando una flottiglia di pullman. Altri rinforzi arriveranno poi da Padova, Bologna, Roma e Napoli, le piazze più calde d'Italia. Sono attesi in 10-15mila per la fine del mese e potrebbero già essere messi in campo per impedire la manifestazione dell'estrema destra in ricordo di Sergio Ramelli, ucciso da Avanguardia operaia nel 1975. Anche se la questura ha negato a destra e manca presidi e cortei, proprio per evitare incroci pericolosi. La tensione salirà il 30, quando al mattino sfileranno gli studenti contro Expo. Anche perché ormai sarà stato completo l'arrivo dei rinforzi provenienti dal resto del Paese.

Ma il vero «D-Day» sarà il 1° maggio quando avranno completato lo schieramento i veri duri, quelli che girano l'Europa in cerca di manifestazioni internazionali per praticare la violenza fine a se stessa. Difficile ipotizzarne il numero. Mentre in Italia la polizia riesce a dialogare con il movimento e grosso modo ad averne il polso, in Grecia, Francia, Spagna, Germania e Paesi Scandinavi, le rispettive «digos» non hanno praticamente rapporti. Per cui le forze dell'ordine hanno ipotizzato una forbice amplissima che va dai 3mila ai 15mila contestatori. Più facile immaginare le loro cattive intenzioni anche se non il livello degli scontri. Andranno sicuramente a contestare l'inaugurazione e poi si sposteranno in città.

Ma si limiteranno a un po' di vetrine sfasciate e lanci di sassi contro le forze dell'ordine, che bardate come sono non ci fanno caso, oppure daranno vita a vere scene di guerriglia urbana? Le fiamme altissime e i 350 arresti del 18 marzo a Francoforte in occasione dell'inaugurazione della Bce non lasciano immaginare niente di buono.

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