Un anno fa, il 3 dicembre, un agente di 26 anni del comando della polizia locale di via Bezzecca si è tolto la vira sparandosi un colpo alla tempia. Un mese e mezzo prima, era il 20 ottobre, un vigile di quarant'anni si è sparato nel suo ufficio di piazza Beccaria. Si è suicidato nel Comando centrale dei vigili, quattro anni prima, anche Antonino Giovanni Di Mauro, 51 anni. Lo scorso 6 agosto a Brescia un'agente donna si è sparata con la pistola d'ordinanza.
L'elenco a purtroppo prosegue. «Troppi suicidi, cosa sta succedendo alla polizia locale?» è la domanda sollevata dal sindacalista 'Rsu Fabrizio Caiazza sul blog Movimento Polizia Locale. Ci sono casi che partono da vicende personalissime e volgono al peggio, ma il portavoce dei ghisa ritiene che in generale «la categoria è a rischio, in troppi continuano a nascondere la testa sotto la sabbia». Con gli anni «stiamo ereditando progressivamente gli obblighi e gli aspetti negativi delle altre polizie ad ordinamento nazionale senza avere le stesse tutele». Sempre più spesso, segnala, «ci viene chiesto i intervenire in situazioni drammatiche come rinvenimento di cadaveri, arresti ed esecuzione di sfratti, comunicazione di lutti, trattamenti sanitari obbligatori. Anche i ritmi e gli orari su turni sono cause di stanchezza, disagio, stress. Serve più attenzione sui sintomi del burnout», il logorio fisico e psicologico prodotto dal lavoro, e «una vera tutela psicologica e fisica della categoria». I vigili sono coinvolti in maniera sempre più massiccia anche nella gestione dei controlli antiterrorismo in città. L'«Osservatorio nazionale sul suicidio dei poliziotti» di Cerchio Blu contava a luglio quasi 300 suicidi in Italia tra poliziotti in servizio e in pensione di tutte le uniformi, e la curva del fenomeno tra i vigili è in aumento costante dal 2010.
Come gestire l'impatto con fatti drammatici o emotivamente coinvolgenti che possono essere vissuti durante il turno di lavoro è stato oggetto anche di un seminario organizzato venerdì scorso dalla Polizia locale con il coinvolgimento di Carabinieri, Gdf, Polizia, Vigili del fuoco. La polizia locale già dal 2014, dopo la morte del vigile Nicolò Savarino, travolto e ucciso da un rom in fuga, episodio che sconvolse i colleghi, ha attivato il progetto degli «Operatori ponte»: 34 tra agenti e ufficiali con una preparazione psicosociale di base sono addestrati a riconoscere i segni di stress nei colleghi e a indirizzarli dallo psicologo quando ritengono che ci sia bisogno del supportoo di uno specialista. «É una rete di intervento - spiega il comandante Marco Ciacci - che serve a monitorare le conseguenze negative procurate da eventi di servizio.
Ancora troppo spesso c'è timore a rivolgersi ad uno psicologo, pensando che sia un segno di debolezza, al contrario può essere un'utile valvola di sfogo per chi giustamente deve mantenere freddezza e calma anche in momenti drammatici». E l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza conferma: «Gli agenti hanno spesso a che fare con situazioni dolorose, è essenziale che abbiano il giusto supporto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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