In un fotografia seppiata di piazza Duomo nell'Ottocento, presa a prestito dall'Archivio Alinari si vedono carrozze, cavalli, tram e delle aiuole in cui compaiono alcune palme. Le palme in Piazza Duomo hanno, come capita spesso, diviso in due la città. Pro e contro. E l'omaggio alla tradizione è uno dei cavalli di battaglia tra chi sostiene che le piante sempreverdi daranno un tocco esotico alla piazza. E poi c'è la difesa del made in Italy che, in tempi di crisi e di invasioni commerciali straniere, è sempre un buon argomento: «almeno le palme sono made in Italy, sono arrivate precisamente del lago di Como e poi l'installazione, opera dell'architetto milanese Marco Bay, prevede anche arbusti, graminacee, piante perenni e ortensie «Vanille Fraise», canne giganti cinesi a seconda delle stagioni» spiega chi vede nel nuovo giardino di piazza Duomo un bel gesto di coraggio e di sperimentazione. Ma ovviamente c'è chi quelle palme non le vuole neppure vedere, ovviamente non le brucerebbe, ma le metterebbe altrove, magari al Sud, magari a Bari: «Le palme le mettono a Milano, città grigia per tradizione, città del Nord e nella quale le palme sembrano estranee e quindi c'è una aspirazione di Milano a diventare come Bari e di Bari di diventare come Milano. È un paradosso». Ha detto ieri Vittorio Sgarbi durante un sopralluogo in via Sparano nel capoluogo pugliese in cui il Comune sta facendo il restyling della via principale. Paradosso che spesso ha alimentato i dibattiti sulle novità dell'arredo urbano in città. Nel 2010 si aprì una polemica che durò per settimane sull'albero di Natale di Tiffany che rimase in piazza Duomo giusto un mese. Stesse discussioni sugli alberi di Renzo Piano, che alla fine del dibattito non si piantarono mai, sull'Ago e il Filo da 16 anni in piazzale Cadorna e sul «cubo» di otto metri per otto in via Croce Rossa, in fondo a Montenapoleone, il monumento a Sandro Pertini opera di Aldo Rossi che dal 1990 continua a dividere l'opinione pubblica.
Ma si è discusso (e tanto) anche sul dito medio di Cattelan in piazza degli Affari, sul Teatro degli Arcimboldi, opera dell'architetto Vittorio Gregotti, inaugurato nel 2002 alla Bicocca per ospitare gli spettacoli della Scala chiusa per ristrutturazione e che l'ex sovrintendente Alberto Artioli la definì «una cattedrale nel deserto» e sulle due piramidi simbolo dell'Expo costruite in piazza Cairoli smantellate lo scorso ottobre. Ora a dividere ci sono palme e graminacee che molti accusano di far assomigliare piazza Duomo ad una piazza di Marrakech.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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