La sinistra? non c'è più

(...) «contro» di lui e non certo al suo fianco. Perciò l'uomo Expo sta facendo di tutto per darsi un profilo di sinistra, per raccogliere consensi e simpatie da quelle parti, ma gli riesce difficilissimo. E come potrebbe essere diversamente? Direttore generale del Comune di Milano con Letizia Moratti sindaco, commissario dell'Esposizione universale su mandato della stessa Moratti e del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni: con questi precedenti rapporti capisco che in molti elettori di sinistra abbiano serie difficoltà a chiamarlo «compagno».Anche perché è impressionante il parallelismo, l'analogia con il curriculum di Parisi, direttore generale del Comune di Milano durante il primo mandato del sindaco Gabriele Albertini, poi direttore generale di Confindustria, poi manger e imprenditore. Se almeno Sala avesse avuto qualche contatto, qualche passaggio con amministrazioni di sinistra. Niente.A questo punto sembra quasi che i due candidati si guardino allo specchio. Ma non è così, perché Sala sarà sempre di più costretto a dire e a fare «cose di sinistra», mentre a Parisi basterà essere quello che è per convincere l'elettorato di centrodestra. A patto che non appaia un po' troppo centrista, come gli accadrebbe con endorsement imbarazzanti di qualcuno dei navigatori alfaniani che a Roma governano con Renzi, grande mentore della candidatura di Sala. Insomma, o con Renzi o con Parisi.E chiaro che a questo punto è tutta una questione di programmi, dei quali quasi non si è parlato durante la troppo lunga e noiosa campagna per le primarie del centrosinistra, combattuta più con colpi bassi su presunte «questioni etiche» o di «correttezza amministrativa», che con idee sul futuro della città, progetti, proposte di governo. Da adesso in poi devono essere per forza i programmi a marcare la differenza fra i due «fratelli diversi» (per fortuna più diversi che fratelli). E Sala un programma di sinistra se lo deve inventare di sana pianta, non potendo limitarsi alla riapertura dei Navigli, idea suggestiva, forse velleitaria, ma francamente un po' pochino per una metropoli come Milano. Resta il fatto che a Milano ormai la sinistra vera, sia essa riformista o radicale, se non è proprio scomparsa, è condannata ad un desolante ruolo di testimonianza, in una posizione di marginalità. A Sala, perciò, è affidato anche il compito poco gratificante di rappresentare qualcosa che non c'è più. Compito per il quale, francamente, sembra poco tagliato.

Il vuoto politico lasciato da Pisapia lo costringe a indossare dei panni nei quali nei quali non si trova a suo agio come appare evidente tutte le volte che cerca di fare il «compagno». Dovrà fare una durissima campagna elettorale, insomma, in abiti che non sono della sua taglia.Carlo Maria Lomartire

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