Sinistra ostile, Pisapia freddo Sala congela la candidatura

Troppe diffidenze nella coalizione degli arancioni Discesa in campo bloccata fino alla visita di Renzi

Congelato. Sala ha aderito (idealmente) al Pd, ma ancora non basta. A sinistra c'è una mezza sollevazione contro la sua candidatura, considerata troppo tecnica e «di centro». La discesa in campo, dunque, al momento risulta ferma, congelata. Per capire se sarà scongelata si dovrà aspettare la nuova visita milanese del premier Matteo Renzi, che martedì sarà in città per parlare della Milano dopo Expo.

Non è bastato quindi a placare gli animi il ruolo che Pisapia si è ritagliato. Il problema nel centrosinistra è squisitamente politico e sul terreno della politica deve essere risolto. Il commissario Expo lo sa bene. Martedì ha precisato che non intende «fare il prezioso», ma non vuole neanche inseguire i partiti sul loro terreno e snaturarsi. L'altra sera, intervistato a «Dimartedì», il manager ha prodotto il massimo dello sforzo possibile: «Il Pd è il mio partito di riferimento» ha detto. «Non l'ho mai nascosto negli anni, non lo dico adesso» ha aggiunto.

Sala insomma si propone come tecnico «prestato» al Pd. La sua candidatura a sindaco oggi ha questo profilo. Ma il punto non è tanto il Pd ufficiale, quanto il centrosinistra. Quello che il sindaco Giuliano Pisapia definisce «largo e aperto». Il matrimonio fra Sala e centrosinistra si può fare? Molti sono convinti di no. Sala non è l'erede di Giuliano Pisapia, questo è evidente. Sarebbe un candidato e un sindaco diverso. Un tecnico, un manager, l'organizzatore dell'Expo. E un candidato così può rappresentare il «popolo arancione»? Difficile. A Pisapia è stato chiesto di «garantire» Sala sul fianco sinistro della coalizione, ma il sindaco non vuol farlo. Non senza la «benedizione» delle primarie. Ieri Pisapia ha dichiarato che Sala non sarebbe un «candidato civico». «No, come candidato civico - ha detto - rientra chi ha operato nel civismo in questo periodo per la città». Dunque, se Sala vuole (e se lo vorranno gli elettori di sinistra) sarà un candidato di tutti. Ma deve passare dalle primarie. Questo il messaggio. E questo il senso del riferimento che Pisapia ha fatto non solo ai «valori» ma anche all'impegno sui «limiti di spesa». E chi potrebbe avere dalla sua una potenza di fuoco economico-finanziaria tale da spaventare Pisapia e gli altri?

Primarie vere, dunque non un plebiscito. I candidati ci sono. Pierfrancesco Majorino vuole andare fino in fondo, perché da una sfida ha solo da guadagnare. Se poi Sala vorrà scendere in campo senza primarie tanto meglio, l'assessore sarà il candidato di una «grande sinistra». Lele Fiano al contrario potrebbe ritirarsi, ma solo se Sala scenderà in campo (e se qualcuno - Matteo Renzi? - gli chiederà di farlo). A sinistra del Pd si moltiplicano voci apertamente ostili. Il consigliere comunale di Sel Luca Gibillini dice che farà «tutto quello che sarà necessario» per «contrastare l'idea di Sala sindaco». E Stefano Fassina, ex Pd, fa sapere di ritenere Sala inadeguato a rappresentare «tutta l'esperienza di Pisapia». Meno scontate altre perplessità. Il candidato governatore Umberto Ambrosoli scrive «non ho ancora capito se le primarie si faranno né chi ci sarà. Voi che dite? - chiede - Io attendo chiarezza». Ma ora anche l'area che fa riferimento a Stefano Boeri, di rito renziano, si mette di traverso. Il responsabile Cultura del Pd, Daniele Nahum, molto vicino all'«archistar», scrive che «Sala è un grandissimo manager e tutto il Paese deve ringraziarlo ma la sua candidatura come leader del centrosinistra non reggerebbe.

Riprodurre lo schema “Partito della Nazione” in salsa meneghina rischierebbe di fare perdere il centrosinistra». E se non si fosse capito, aggiunge: «Leader di centrosinistra competitivi oltre a Sala (possiamo definirlo di centrosinistra?) ci sono».

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