La sinistra si fa bella con l'eredità altrui

Milano ha un profilo internazionale dopo la metamorfosi urbanistica, ma Pisapia c'entra ben poco

Ricordate? Ai tempi dei sindaci di centrodestra, Gabriele Albertini e Letizia Moratti, per i soliti giornaloni Milano era una città brutta e grigia, triste e provinciale, senza il minimo appeal internazionale, da dove la gente non vedeva l'ora di andarsene, dove mancava il famoso «dialogo», il mitico «confronto» fra amministrazione e cittadini. E invece improvvisamente, nel giro di quattro anni, con la giunta Pisapia le cose sono radicalmente cambiate: Milano è diventata bella. Dinamica, divertente, attraente e piena di turisti. Di chi il merito? Ma è ovvio, di questo Palazzo Marino arancione che finalmente dialoga con la città e sta a sentire le lamentele dei vari comitati.

Naturalmente quei medesimi giornaloni fingono di ignorare che questa metamorfosi è dovuta alla grande trasformazione urbanistica avviata da Albertini e accelerata da Moratti, trasformazione che ha regalato ai milanesi nuovi quartieri belli e moderni, da Porta Nuova a City Life, e una nuova suggestiva skyline. Nuove linee della metropolitana, un nuovo quartiere fieristico tra i più grandi al mondo; che il riconquistato profilo internazionale e l'accresciuta attrattività richiamano a Milano capitali stranieri e decine di troupe cinematografiche indiane e cinesi; che il maggior afflusso turistico sia anche dovuto alla promozione indotta da Expo voluta e conquistata dalla Moratti, ma osteggiata in tutti modi da gran parte delle truppe di Pisapia.

Di questi tempi, poi, torna comodissimo, nel gioco di scambio di meriti e demeriti, l'eterno paragone con Roma, improvvisamente precipitata nel terzo mondo mentre appena pochi mesi fa ce ne dovevamo sorbire le più stucchevoli oleografie da guida turistica, del tipo «La Grande Bellezza». Fatto sta che se prima nel paragone con la capitale non c'era storia - un guazzabuglio provinciale padano contro lo splendore di grande metropoli globale - ora invece si scopre, i giornaloni scoprono, oltre a Mafia Capitale, che qui da noi i servizi, quelli che rendono vivibile una città bella o brutta che sia, bene o male funzionano mentre a Roma sono semplicemente un disastro. Come al solito, nessuna analisi oltre la registrazione di uno stato di cose, altrimenti si scoprirebbe che questa riconosciuta efficienza è dovuta - oltre che a una certa nota diversità meneghina - anche alle ristrutturazioni, privatizzazioni e liberalizzazioni che negli anni del centrodestra hanno portato al pareggio di bilancio le aziende milanesi erogatrici di servizi pubblici. Dunque a Pisapia non restava che raccogliere quello che è stato seminato nei tre lustri precedenti. Altroché lo spudorato grido «Abbiamo espugnato Milano!», di Nichi Vendola in piazza Duomo dopo la vittoria arancione del 2011. Perché aziende municipalizzate in pareggio, efficienti e ben amministrate, un maggiore senso civico, dipendenti pubblici più responsabili c'erano anche prima dell'era Pisapia e il paragone col disastro romano non reggeva da tempo, ma i giornaloni se ne accorgono solo ora. Bene, meglio tardi che mai.

Dopo aver letto per anni che ci era capitato di stare in un posto «invivibile», dopo aver dovuto registrare una quotidiano piagnisteo fatto di denigrazione della città e commiserazione dei suoi abitanti, finalmente scopriamo che una fatina arancione ha trasformato il brutto rospo padano in un fascinoso principe. Dunque perché certi giornali la smettano col piagnisteo su Milano è sufficiente che a Palazzo Marino sieda una giunta di sinistra, anche se nulla ha combinato per ottenere questo risultato.

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