Si riaccendono i riflettori sulla realtà dei centri islamici abusivi. E si accendono a Brescia, dove la Lega denuncia in Consiglio comunale la presenza di un luogo di culto dentro un garage, in viale Piave, chiedendone la chiusura alla luce della nuova legge regionale. Intanto, in Regione, la consigliera Carmela Rozza - che da assessore comunale alla Sicurezza aveva ingaggiato epici duelli con il predecessore Riccardo De Corato - trovandolo adesso al Pirellone come responsabile della Sicurezza nella giunta Fontana, gli dà ragione sul progetto di corsi anti-radicalizzazione nelle scuole.
Brescia intanto va al voto per le Comunali. Seconda città della Lombardia, è anche il capoluogo della terza provincia italiana per numero di immigrati di religione islamica (sono 61mila, per l'Ismu, gli stranieri musulmani).
E la polemica sulle moschee è sempre più calda, anche perché la presenza di un centro islamico grande e ufficiale, contrariamente a quanto viene solitamente affermato, non ha impedito che continuassero a proliferare (o comunque non ha fatto sì che chiudessero) i centri piccoli e abusivi. Documentato il caso di via Bulloni, come pure quello di via Bonardi, noto alle cronache anche per un fatto drammatico (era il centro islamico frequentato dal papà di Sana, la giovane italo-pakistana uccisa nel suo Paese).
Ieri il Consiglio si è parlato di un altro spazio, il seminterrato-garage di viale Piave, già al centro di un braccio di ferro fra Comune e imam, con l'ordinanza di «chiusura» emessa al tempo di Adriano Paroli (sindaco di Forza Italia) e il ricorso della comunità religiosa (respinto al Tar e poi accolto davanti al Consiglio di Stato, che ne ha sostanzialmente garantito la «riapertura»).
Residenti e vicini di casa, ovviamente, non hanno mai smesso di protestare per il via-vai, e ieri il caso dell'uso indebito di un locale che non ha destinazione urbanistica coerente è stato - come detto - rilanciato in Consiglio dalla Lega, con l'ausilio di video che documentano la frequentazione del centro. «La chiusura delle moschee abusive è tra le priorità - hanno detto Simona Bordonali, deputata e a sua volta ex assessore regionale alla Sicurezza, e Massimo Tacconi, capogruppo - Bisogna fare leva sulla legge regionale per mettere i sigilli ai luoghi di culto non previsti dal piano di governo del territorio». «Anche in viale Piave - hanno sottolineato - c'è una moschea abusiva su cui il sindaco del Pd non ha mosso un dito per 5 anni. Anzi, ha cercato di far calare il silenzio». « I residenti della zona - spiega la Lega - ci hanno chiamato a documentare la situazione perché sono stanchi di avere centinaia di persone che pregano in un garage sotto casa. Ovviamente di donne nemmeno l'ombra». «Quando la Lega era al governo della città - hanno ricordato Bordonali e Tacconi - si è provato in tutti i modi a chiudere questo luogo clandestino di preghiera, ma i ricorsi al Tar hanno bloccato tutto. Ora grazie alla legge regionale del 2015 il sindaco ha la possibilità di mettere i sigilli. Del Bono e il Pd non l'hanno fatto. Ci penseremo noi dopo le elezioni». «Il Comune - hanno concluso - partecipa al tavolo con le comunità islamiche per combattere razzismo e xenofobia. Dovrebbe anche ricordare ai musulmani che l'integrazione passa dal rispetto delle regole e delle donne. Il sindaco ha anche rinviato a dopo le elezioni la redazione di kit informativi multilingue, dimostrando ipocrisia sul rapporto con le comunità islamiche che tenta di nascondere in campagna elettorale».
Intanto il Pd promuove la Regione sul bando per promuovere nelle scuole «una didattica di prevenzione della radicalizzazione estremista»: «Siamo molto lieti» dice Carmela Rozza.
«Diciamo da anni che l'educazione al rispetto reciproco e all'inclusione, attraverso la scuola, sia uno strumento importante». Unico appunto le risorse: «Un tema importantissimo come la prevenzione contro radicalismo ed estremismo merita un impegno un po' più convinto rispetto ai 30mila euro stanziati».
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