Spinte, frenate e ambiguità Moschea caos

Spinte, frenate e ambiguità Moschea caos

Non si sa se si farà, dove potrà essere realizzata, chi la pagherà e come sarà gestita. Il caso moschea è chiarissimo: a Palazzo Marino non sanno che pesci pigliare. E si dibattono - senza una linea - fra due diverse esigenze: dare un luogo di preghiera ai fedeli musulmani di Milano e ai turisti previsti per Expo; ma anche trovare una soluzione credibile che garantisca tutti e non crei problemi.
Il caso si è riacceso dopo la sentenza del Tar, che ha bocciato gli strumenti urbanistici vigenti a Brescia nella parte in cui non prevedono (o limitano) la moschea. Il governatore, Roberto Maroni, ha subito manifestato l'intenzione di porre un freno alle conseguenze di questa sentenza. L'assessore comunale al Sociale, Pierfrancesco Majorino, ha reagito in modo veemente, assicurando che l'amministrazione comunale intende garantire alla città un centro di cultura islamica. Ma si è trattato di una risposta politica, firmata dall'assessore che meno si è occupato del dossier moschea. In realtà la determinazione a risolvere il problema, in un senso o nell'altro, sembra inversamente proporzionale alla responsabilità amministrativa degli attuali inquilini di Palazzo Marino. L'audizione in commissione dell'assessore alla Scuola, Francesco Cappelli (che dal predecessore Maria Grazia Guida ha ereditato, non si sa bene perché, anche le competenze sull'albo delle religioni) ha permesso di capire che siamo in una fase di incertezza, o di stallo, e che la pratica vera (la decisione sulle aree) è in mano al vicesindaco e assessore all'Urbanistica, Ada Lucia De Cesaris, che per parte sua sembra nutrire molte perplessità sulla faccenda. C'è un lavorio sotterraneo, è vero, ma intanto i tempi stringono.
Il coordinatore del centri islamici, Davide Piccardo, ha spiegato che le associazioni intendono rispettare il percorso scelto dal Comune, ma ha avvertito che esigono anche una risposta in tempi brevi. I musulmani milanesi sanno che la moschea o si farà ora (in vista del 2015 e con Giuliano Pisapia a metà mandato) o non si fa per chissà quanti anni.

Spinte analoghe non mancano anche a Palazzo: «Pensare che Milano non possa avere una moschea degna dell'importanza che la nostra città riveste in tutto il mondo è anacronistico - ha detto ieri il presidente della commissione Urbanistica Roberto Biscardini - Ma adesso bisogna fare in fretta, non perdendo l'obiettivo di realizzare la moschea per l'Expo». Ma i dubbi si moltiplicano: la moschea nelle aree Expo resterebbe anche dopo il 2015?

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