Storie, leggende e paesaggi dei quartieri "dimenticati"

Da Mirabello a Casoretto a Le Rottole: una mappa di rioni che parla di antichi banditi e progetti sbagliati

Storie, leggende e paesaggi dei quartieri "dimenticati"

Esterofilia canaglia. Chi torna da Londra, Parigi, New York o Tokyo non perde occasione per ricordarci come siano, quelle sì, delle vere metropoli: sterminate, colorate, vitali e soprattutto varie e caleidoscopiche perché ogni strada, ogni angolo svela mondi diversi. A differenza, sottinteso, delle nostre città: belle sì, ci mancherebbe, però in fondo un po' tutte uguali a loro stesse. Ma è poi così vero? Prendiamo il caso di Milano: quelli del sito www.milanocittastato.it si sono presi la briga di dimostrare l'esatto contrario. Ricordandoci, mappa alla mano, che la nostra città è un mosaico, una costellazione di borghi, rioni, contrade, micro e macro quartieri, cascine e antichi paesi ciascuno con una propria anima e identità, spesso addirittura proprie usanze, modi di dire e varianti dialettali. Senza contare le enormi differenze urbanistiche, di atmosfera e skyline: si va dai grattacieli alle casette basse, dalle vere e proprie fattorie ai palazzoni, dalle vie che si incrociano a griglia in stile Grande Mela ai viottoli intricati conquistati metro a metro alla campagna.

MILLE NOMI, MILLE ANIME

Mirabello, Casoretto, Rottole, Calvairate, Morivione, Taliedo. E ancora Cavriano, Acquabella, Macconago, Quintosole, Ronchetto, Montalbino, Basmetto, Castagnedo, Gamboloita. Nomi, spesso dimenticati, dietro a cui si nascondono storie curiose, spesso ignote anche ai milanesi doc. Che, detto per inciso, sono sempre meno.

IL BORGO... DEGLI SPAZZINI

Prendiamo le Rottole: siamo in zona Palmanova-Pordenone, fra Turro, Lambrate e Cimiano, dove un tempo passava la strada per Bergamo. Questo borgo rurale, dalla nobile anima medievale, fu annesso a Milano nel 1873 e ben presto adibito a deposito dell'immondizia. Nel giro di una manciata d'anni si riempì di baracche di fortuna, come una piccola favela ante litteram, il che gli valse il nome di «Villaggio degli spazzini».

LA LEGGENDA DEL BANDITO

Volete un nome pittoresco, che affonda le sue radici nella cronaca nera della Milano viscontea? Eccovi accontentati: il quartiere di Morivione, estrema periferia sud, si chiama così perché nel 1336 vi morì il temibile bandito Vione, raggiunto e infilzato dai lancieri di Azzone Visconti, all'epoca signore della città. E non era l'unico fuorilegge della zona: il quartiere era noto per offrire rifugio ai poco di buono, e si meritò la fama di «borgo dei banditi». I milanesi vi festeggiavano San Giorgio, mangiando il tipico pane di miglio (pan meino).

UNA CONCA... SBAGLIATA

Non tutte le conche vengono... col buco. Lo sanno bene gli abitanti di Conca Fallata, un fazzoletto di terreno sul Naviglio Grande fra Barona e Chiesa Rossa. Qui, nel Cinquecento, venne realizzata una chiusa per coprire un salto di circa 5 metri. A dire dei milanesi fu una scelta sbagliata («fallata», appunto): troppe tasse per realizzarla, e la vicinanza con la Conchetta la rendeva inutile. Nei Quaranta del Novecento, però, una sua utilità la dimostrò: venne sfruttata per produrre energia per le vicine Cartiere Binda.

ESPERIMENTI OTTOCENTESCHI

Furono tanti, a Milano, gli «esperimenti urbanistici» otto-novecenteschi. Uno dei più interessanti è il Mirabello, che molti conoscono come quartiere Carabelli. Realizzato in epoca fascista (1939) è costituito da 12 palazzine ispirate, nella concezione, al vicino Villaggio dei Giornalisti. Se non vedete calcestruzzo, un motivo c'è: costruito negli anni delle sanzioni inflitte al governo fascista, fu portato a termine con materiali economici.

IL QUARTIERE «PARTIGIANO»

Dalla Milano in camicia nera a quella partigiana, ecco il Casoretto, «versione popolare» della più raffinata Città Studi. Fu teatro di omicidi negli anni di piombo: nel 1976 vi fu ucciso Enrico Pedenovi, consigliere provinciale Msi, e due anni dopo Fausto e Iaio, giovani frequentatori del Leoncavallo. Nei giorni della Liberazione i partigiani requisirono l'Istituto Caterina da Siena, scuola storica del quartiere. Meno nota è l'Abbazia Bianca, o Chiesa di S. Maria Bianca della Misericordia, che risale al '400.

IL PRIMO AEROPORTO DI MILANO

Non molto distante, in zona Mecenate, troviamo perfino tracce di un vecchio aeroporto, il primo di Milano. Siamo a Taliedo, un tempo campagna ricca di tigli (da qui il nome). Nel 1910 vi si svolse Circuito Aereo Internazionale, gara di velocità aperta a piloti e apparecchi stranieri. L'area venne attrezzata con hangar e officine, e nel 1915 la Società per lo Sviluppo dell'Aviazione costruì lo stabilimento per la produzione degli aerei Caproni.

LÀ DOVE C'ERA L'ERBA...

Molti sono i quartieri letteralmente «strappati» alla campagna: come Calvairate, che apparteneva ai Corpi Santi di Porta Orientale: il nome viene dalla cappella di S. Maria Nascente del monte Calvario, fatta erigere da alcuni crociati nel Duecento. Vi si trovava fra l'altro la ghiacciaia più grande di Milano. O anche Macconago, che ospita il «secondo castello» della città, realizzato in pieno Trecento. Quasi attaccato è Quintosole, anch'esso di origine trecentesca, che si narra essere abitato dagli elfi. Risalendo a ovest, ecco il quartiere di epoca romana di Assiano e il non distante Villaggio dei fiori, un tempo piena campagna solcata dall'Olona.

Nell'epoca del boom fu realizzato il Villaggio scandinavo, con lotti di graziose dimore unifamiliari, chiamato poi Villaggio dei fiori per le strade dai nomi floreali. Senza dimenticare Sella Nuova, antico complesso dei Torriani, nemici giurati dei Visconti nel XIV secolo. Comune autonomo fino al 1869, è ora completamente urbanizzato.

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