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Lo strano concerto dei Duel, musicisti acrobatici

Lo strano concerto dei Duel, musicisti acrobatici

Stupire il pubblico è impresa sempre più ardua. Ma se arrivi a Milano con un curriculum che racconta di applausi convinti raccolti in ogni angolo del pianeta, dalla Cina al Sud America, dagli Usa all'Europa, si comprende come il virtuosismo e l'arte performativa abbiano ancora il potere di sorprendere la gente. Sulla scena del Teatro Filodrammatici, fino al 3 febbraio, la stravagante quanto fantasiosa coppia di musicisti Duel, presenta, accompagnata dai loro improbabili quanto classici strumenti, «Opus 2». È il secondo capitolo di uno spettacolo musicale che nonostante lo sguardo critico e scettico di direttori di orchestra e di addetti ai lavori, ha entusiasmato la gente comune e soprattutto i bambini perché «Opus 2» è «un vivace concerto tenuto in condizioni non del tutto normali», come spiega Roberto Dionisi, l'agente italiano di Bags Entertainment, produttrice dello spettacolo. Laurent Cirade e Paul Staicu, coppia rumeno-francese, salgono sulla scena armati di strumenti più o meno musicali e più o meno classici: dal pianoforte al violoncello, ma anche dal grimaldello alla sedia a sdraio e al barbecue. Con tutto questo, costruiscono, passo dopo passo, un concerto che, partendo dalle melodie più celebri, esplode in pezzi stravaganti e «da supermercato», accompagnando le note con una gestualità quasi improbabile.
«È un modo di porsi molto delicato e raffinato - commenta Dionisi - mai volgare o aggressivo, godibile da tutti. La fisicità ha un ruolo importante in questo spettacolo, dove i due artisti compiono continue metamorfosi e eseguono autentiche acrobazie. Laurent e Paul, oltre ad essere due teatranti, sono virtuosi degli strumenti: giocano con la musica, compiono anche acrobazie musicali ma con un rigore esecutivo che li contraddistingue». Un'occasione offerta ai milanesi per scoprire un genere del tutto originale. «È vero - conferma Dionisi- in Italia non c'è nulla di simile. In 70 minuti di spettacolo la fantasia teatrale ed il ritmo non subiscono mai cadute di tensioni. Lo spettatore è coinvolto da un crescendo continuo».

Opus 2 non si racconta attraverso la parola, alla quale è stato riservato un ruolo marginale. «I due artisti emettono suoni, hanno un utilizzo della parola più simile al gramelot, quindi sfruttando parole onomatopeiche in varie lingue».

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