La Regione spinge per accelerare la riforma Fedeli che vuole accorciare le scuole superiori. Diploma in quattro anni, al via le prove in cento classi. Il ministro dell'Istruzione, Valeria Fedeli, ha firmato lunedì scorso il decreto che fa partire il piano nazionale di sperimentazione per Licei e Istituti tecnici. E così ecco un bando nazionale per 100 classi sperimentali che dovranno presentarsi da subito con i progetti anche se partiranno in tutta Italia nell'anno scolastico 2018/2019.
È il numero delle classi che saranno coinvolte nella sperimentazione ad essere considerato esiguo da Valentina Aprea, assessore regionale a Istruzione, Formazione e Lavoro. «Va bene il piano Fedeli - dice l'assessore -, ma fa acqua perché cento classi autorizzate in tutta Italia sono pochissime. Noi aspetteremo la valutazione ma poi ci saranno scuole escluse. Noi siamo a conoscenza di diversi istituti statali che hanno già predisposto progetti. Non lasceremo intentata questa strada. Non può essere un numero così basso stabilito d'autorità dal livello nazionale a bloccare un percorso innovativo e competitivo e a frenare i nostri studenti. Per questo io già preannuncio una richiesta di sperimentazione più ampia per le scuole non ammesse. Bisogna muoversi in fretta con i progetti perché il quinto anno va spalmato».
Il discorso di andare più veloci secondo Aprea vale anche perché qualche sperimentazione era già stata fatta in passato, con il ministro Gelmini: «È stato un successo sia dal punto di vista della formazione degli studenti che delle votazioni in uscita. I quattro anni invece che cinque non hanno limitato la formazione né il profitto». Non esiste il rischio che scuole superiori di quattro anni invece che di cinque rischino di ostacolare la maturità umana? Aprea ritiene che la parola d'ordine sia «flessibilità», «una scuola pensata sulla singola persona», così che il liceo di quattro anni possa rimanere «una scelta» per chi si sente in grado di sostenerlo: «Già nei percorsi professionali abbiamo uscite al terzo, al quarto al quinto anno. Ogni studente deve potersi cucire addosso il sistema scolastico che preferisce».
«Adesso più che mai c'è bisogno di abbassare l'età di conclusione degli studi, così da poter essere competitivi con gli altri Paesi dell'Ocse, che terminano a 18 anni gli studi, con cicli di 12 anni al massimo. È chiaro che ce la può fare chi ha più talento e pensa di poter concludere prima gli studi». E poi c'è una terza ragione: «L'istruzione non dura per tutto l'arco della vita, ma è importante avere una breve e solida formazione di base a vent'anni, sapendo che nel corso della vita sarà necessario aggiornarsi»
La flessibilità, secondo l'assessore, non vale solo per le superiori.
Già con la Moratti (di cui Aprea era stata sottosegretario al ministero dell'Istruzione) «si era tentato di ridare libertà di iscriversi a cinque anni alle elementari». Con la sperimentazione Gelmini alle superiori erano state autorizzate quattro scuole in Lombardia: un linguistico- scientifico al San Carlo, una scuola paritaria a Brescia, altre due di cui una statale a Varese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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