«Tangenti? Non c'è un euro» Maroni e Salvini contro i pm

Esclusi scossoni, il centrodestra si ricompatta Il governatore incassa la fiducia degli alleati

«Tanto straparlare di tangenti ma non c'è un euro di mazzette». Il presidente della Regione, Roberto Maroni, sceglie la difesa a tutto campo, il giorno dopo. Una misura restrittiva ha colpito il suo vice, Mario Mantovani. E le indagini riguardano anche l'assessore all'Economia, Massimo Garavaglia, leghista come lui. Ed è l'intera Lega a scegliere una posizione forte. Così il caso giudiziario si trasforma anche in caso politico. Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, parla di «sputtanamento mediatico» finalizzato a «un attacco politico, magari per nascondere i problemi del Pd e le cene di Marino e Renzi». Lo stato maggiore della Lega si è subito schierato con Garavaglia. Ed esclude ripercussioni politiche sul Pirellone. Salvini, con la consueta chiarezza, ha dichiarato che «è, né più né meno, che un attacco politico alla Regione meglio governata d'Italia».

La giunta, dunque, sembra al riparo da ogni scossone, anche perché Forza Italia ha assunto una posizione altrettanto solida, coerente con i principi garantisti del movimento azzurro. «Più leggo i giornali ed approfondisco i contorni della bufera che si è abbattuta ieri sulla Regione - ha scritto ieri il coordinatore milanese di Forza Italia, Giulio Gallera - e più mi indigno per gli arresti di Mario Mantovani e Giacomo di Capua. Da liberale sono garantista sempre e comunque ma in questa vicenda trovo assurdo che una misura di custodia cautelare venga emessa dopo un anno dalla richiesta e per fatti come quelli che vengono riportati sui giornali». Gallera ha parlato di «giustizia a orologeria».

Anche il Nuovo centrodestra si è esposto senza indugi. Ieri l'assessore alle Attività produttive Mario Melazzini ha ribadito «totale supporto al presidente Maroni per ciò che ha fatto, che fa e che continueremo a fare insieme». L'assessore si è detto «estremamente dispiaciuto dal punto di vista personale e umano per ciò che è successo» e ha aggiunto che «in questo momento è in corso un'indagine della magistratura che deve fare il suo lavoro» e «se ci saranno delle responsabilità personali, ognuno ne risponderà». D'altra parte, nel giorno degli arresti, il coordinatore Alessandro Colucci e il capogruppo regionale Luca Del Gobbo hanno confermato «fiducia e pieno sostegno» a Maroni. «Siamo certi che saprà gestire al meglio questa delicata situazione come ha saputo guidare in questi primi due anni la Regione» hanno detto, invitando l'opposizione a evitare «questo sciacallaggio, dannoso per tutti». Si riferivano alla reazione del Pd, che ha scelto una linea altrettanto decisa (ma incoerente): chiedere le dimissioni di Maroni e presentare una mozione di sfiducia. Il governatore, da parte sua, riferirà sulla vicenda in aula nei prossimi giorni.

Intanto sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco Giuliano Pisapia, che ha sottolineato la «diversità», rispetto a Roma, di Milano (e non della Lombardia): «Le scelte politiche spesso non devono essere dipendenti dalla magistratura. Ci può essere un fatto o una condotta che non è rilevante penalmente e non è reato però è politicamente inaccettabile» ha aggiunto, rivelando di temere «risvolti negativi» per la città e la Regione.

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