Un tempo c'era il precettore. Se lo potevano permettere solo le famiglie nobili che affidavano l'educazione dei propri figli a un uomo di cultura, comodamente nelle proprie case. Lo facevano già i greci, i latini. Si dice che Aristotele fu precettore di Alessandro Magno, e Seneca di Nerone.
Passano i secoli e il «precettore» torna in auge. Di più, diventa un trend in continua crescita. Quella che all'estero è diffusa da tempo e chiamano «homeschooling», in Italia è diventata l'«educazione parentale» garantita per legge dalla Costituzione ma ora sempre più diffusa. Anche a Milano. Numeri ancora non ce ne sono anche se Giuseppe Petralìa, direttore dell'ufficio scolastico provinciale conferma che l'aumento delle richieste da parte dei genitori di non mandare i figli a scuola - pubblica o privata che sia - per occuparsi direttamente della loro formazione è in aumento. Tanto che è intenzionato a fare un monitoraggio del fenomeno per capire quanto e grande e i motivi che spingono i genitori a fare a meno della scuola.
«Non abbiamo dati finora - spiega - perché il fenomeno viene gestito direttamente dalle scuole». Chi vuole occuparsi dell'educazione dei figli può farlo, per legge. «Rientra nella libertà della famiglia, garantita dalla Costituzione - sottolinea Petralìa - Poi però perché il corso di studi abbia validità giuridica deve essere certificato con un esame sostenuto nella scuola pubblica». I genitori devono inviare una lettera al dirigente scolastico dell'istituto di zona - di elementari, medie oppure anche licei - da rinnovare anno per anno in cui dichiara di volersi occupare dell'educazione di propri figli. In una circolare del Provveditorato viene specificato anche che nella dichiarazione bisogna aggiungere e anche autocertificare di «possedere la capacità tecnica ed economica per provvedervi». «Evidentemente si assumono un incarico pesante, difficile - fa notare Petralìa -. Non si tratta solo di insegnare le tabelline ma anche di farsi promotori di esperienze culturali, insomma non una passeggiata».
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