Treni, un mese di "cura" Soppressioni dimezzate pendolari ancora critici

Con l'aiuto dei bus, corse cancellate giù al 2% Ma il servizio (800mila utenti) da ripensare

Treni, un mese di "cura" Soppressioni dimezzate pendolari ancora critici

Soppressioni più che dimezzate, la cura sembra funzionare. Certo, Trenord aspetta a cantare vittoria ma il piano d'emergenza entrato in vigore il 9 dicembre pare aver dato i risultati sperati: le corse cancellate sono tornate a un livello fisiologico, intorno al 2%. «Abbiamo tracciato la strada per ridare affidabilità e regolarità al sistema: ridurre le soppressioni totali dal 5% a meno del 2% e ci stiamo riuscendo» ha detto ieri l'amministratore delegato Marco Piuri al convegno «La locomotiva» organizzato dal Pd. E «tra Saronno e Seregno, sulla S9 la puntualità è passata dal 65% di ottobre all'87%».

In Trenord c'è cauta soddisfazione, in piazzale Cadorna si sa che il dato deve essere consolidato. Il piano emergenziale era scattato con l'orario invernale, per tamponare una situazione di aperta crisi del servizio, con continui ritardi e cancellazioni (disguido che più penalizza i viaggiatori). I nuovi vertici di Trenord avevano constatato che i problemi erano (e sono tuttora) legati a un parco mezzi vetusto e a un personale insufficiente (1.200 macchinisti e 1.100 capitreno non bastano). Per questo, la soluzione di breve periodo che è stata individuata e introdotta un mese fa consiste nella sostituzione di un certo numero di corse con bus, per ridurre la pressione sui veicoli vecchi e più bisognosi di continua manutenzione. I bus sono entrati in servizio su 139 corse, non «di punta». E ora, nella società si parla di un livello di cancellazioni che sarebbe già sceso da 120 a 40 al giorno.

Ma se in Trenord si tira un sospiro di sollievo, i pendolari restano sul piede di guerra. «L'emergenza non è alle spalle», per esempio, per Matteo Mambretti, che ieri è intervenuto all'evento ospitato a Palazzo Pirelli, sottolineando che «il nuovo orario ha peggiorato situazione e portato a alla distruzione del 7% del servizio in Lombardia». «Di fatto - ha detto Mambretti - degli utenti sono costretti a trovare un'alternativa e scelgono la macchina», per concludere che «Trenord dovrebbe pensare a fare il suo lavoro, ha un contratto di servizio con la Regione Lombardia e deve pensare ad erogare il servizio nelle modalità previste dal contratto».

Poco convinti dei progressi del servizio sono anche i vertici del Pd: «Per porre fine all'emergenza - ha detto il consigliere regionale Pietro Bussolati - è necessaria prima di tutto riconoscerla con onestà e gestirla come tale». «La situazione attuale - ha attaccato - deriva da responsabilità politiche chiare». Per il Pd, la colpa è «della Lega e delle destre». Ed ecco le proposte: «Serve nel breve periodo farsi aiutare da altre regioni e, dove si può, dall'Europa e in prospettiva avviare le condizioni per una gara pubblica europea per trovare partner internazionali privati che portino investimenti sul materiale rotabile».

Esiste poi un discorso diverso, legato alle prospettive di lungo periodo, dove tutto potrebbe cambiare. «Guardare alla domanda, nella sua dimensione e localizzazione reale ha spiegato Piuri è l'elemento chiave per rispondere alle esigenze di chi si sposta in Lombardia. In un giorno feriale, le 3 linee suburbane più frequentate con 235 corse trasportano 150mila passeggeri, tanti quanti quelli di 21 linee regionali con 833 corse. E ancora: 10 stazioni registrano più di 30mila passaggi al giorno, 81 ne contano meno di 100. Sono fattori che dobbiamo tenere in considerazione».

Intanto nel 2018 il numero dei viaggiatori è cresciuto ancora e ora supera quotidianamente gli 800mila (+22% in 5 anni).

Ogni giorno Trenord, fra treni e bus, effettua 2.560 corse con 29mila fermate, 6mila nella sola Milano. «Un'offerta che non ha eguali in Italia» sottolinea Piuri, ben sapendo che questi numeri configurano un sistema complesso da gestire, forse da ripensare.

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