Trenord, sciopero bianco dei pendolari

Trenord, sciopero bianco dei pendolari

«Biglietto, prego?». Il controllore di un treno fa il suo mestiere, ma a volte lo fanno anche i passeggeri, stanchi di esseri trattati come bestiame da trasporto e conseguente macello. Sul treno delle 8.32 di ieri mattina, partito dal binario 4 della stazione di Bergamo per arrivare a Milano, nessun passeggero si è mosso nello scompartimento. Chi leggeva il giornale, chi il tablet, chi sonnecchiava.

Il controllore ripete la sua richiesta e arriva la risposta: «Il biglietto ce l'abbiamo, ma stamattina abbiamo dichiarato lo sciopero bianco dei passeggeri. A causa del cattivo funzionamento di questa linea noi timbriamo ogni mattina il cartellino con almeno mezz'ora di ritardo, quindi siamo stufi». Il controllore rimane attonito, ma incassa il colpo di fronte al rifiuto dell'intero scompartimento di esibire il documento di viaggio. Riprova con un altro scompartimento. Stessa scena, un po' più animata, per usare un eufemismo. Il contenuto? I passeggeri di Trenord hanno notato una cosa, impossibile da non notarsi. Il treno ha quasi regolarmente almeno mezz'ora di ritardo e non passa mai un controllore, perché dopo dieci minuti di ritardo per regola scatta il rimborso del biglietto. Le cause delle corse che non arrivano mai in orario? Di tutte e di più: disagi sui binari, l'alluvione, un animale che attarversa la ferrovia, tanto per dirne una che può essere inserite nelle molteplici.

Quando il treno è in orario, stranamente, il controllore si presenta con la stessa puntualità della morte, come recita un noto proverbio. Ed ecco che ieri mattina, i passeggeri bergamaschi hanno deciso. Non si sono organizzati coi sindacati, non sono scesi in piazza, non hanno creato disturbi sulla linea o occupato la stazione della cittadina che dista poco meno di mezz'ora di automobile dal vicino capoluogo lombardo. Si sono astenuti dal mostrare il biglietto, mettendosi d'accordo con un passaparola. Uno sciopero bianco e silente, che però dice molto sulla stanchezza con cui oggi un bravo cittadino italiano viene trattato dai mezzi.

Che in Italia i treni non abbiano una puntualità svizzera è vox populi da anni annorum, ma chi deve andare al lavoro poi ci rimette di tasca sua e le tasche oggi sono pure loro prostrate dai colpi che ricevono.

«Biglietto, prego?». Il controllore ha riprovato in altri scompartimenti a ripetere la richiesta ma la risposta è rimasta immutata. Silenzio.

Di fronte a tante scene di violenza che oggi caratterizzano le molte proteste che rivelano un disagio complessivo, forse sarà proprio il silenzio dei viaggiatori del treno Bergamo - Milano delle ore 8.32 a dare un nuovo segno.

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