La truffa del Trivulzio «Case scontate ai vip»

La truffa del Trivulzio «Case scontate ai vip»

È come fare un balzo indietro nel tempo. Nei giorni in cui si ricomincia a parlare del «Compagno G» Primo Greganti e dell'ex Dc Gianstefano Frigerio, torna alla ribalta anche il Pio Albergo Trivulzio, da dove ormai più di vent'anni fa prese il via Mani Pulite. E se allora si parlava di tangenti, oggi - più banalmente - si tratta di case, per una presunta truffa da due milioni di euro. I pezzi migliori nel patrimonio immobiliare del Pat, secondo i pm, sarebbero stati svenduti a politici e vip. A rischio di processo, ora, cinque funzionari della Baggina e dieciacquirenti «fortunati». Tra questi anche l'ex presidente del Pio Albergo, Emilio Trabucchi, gli ex dg Guido Fontana e Fabio Nitti, l'ex assessore regionale lombardo Domenico Zambetti (peraltro alle prese con guai anche peggiori, essendo finito in carcere con l'accusa di aver comprato i voti dalla 'ndrangheta) e Carla Vites, moglie dell'ex assessore regionale Antonio Simone, entrambi - dall'indagine sul San Raffaele allo scandalo della Fondazione Maugeri - alle prese con più di un grattacapo giudiziario.
I funzionari del Pat, secondo i pm, avrebbero dunque turbato le procedure di dismissione di alcuni immobili di lusso, ovviamente nel pieno centro di Milano, favorendo gli interessi di alcuni - e selezionati - acquirenti, con un danno nei confronti del Trivulzio quantificato in due milioni di euro. Un profilo, quest'ultimo, su cui si è attivata anche la Procura della Corte dei conti. In base alle accuse formulate dal pubblico ministero Eugenio Fusco e dai procuratori aggiunti Alfredo Robledo e Maurizio Romanelli, Emilio Trabucchi (presidente del Pat dal 2004 al 2011), Guido Fontana, Giovanni Iamele e Fabio Nitti (i direttori generali che si sono succeduti tra il 2007 e il 2012), e Orazio Lombardo (dirigente responsabile della gestione del patrimonio da reddito dal 2009), «in violazione delle norme di legge, dello Statuto e dei regolamentiistitutivi e disciplinanti la gestione del Pat», avrebbero disposto «un'importante dismissione del patrimonio immobiliare da reddito dell'Ente con modalità intenzionalmente dirette a favorire l'interesse del privato acquirente». E non acquirenti qualunque. Domenico Zambetti, all'epoca in cui era assessore, ha comprato l'appartamento in cui viveva al terzo piano di corso Sempione 51 a 533mila euro contro un valore di mercato di 677mila. Carla Vites, che ha comprato per 1,5 milioni di euro la casa in cui era in affitto in via Guerrazzi 2, il cui valore è stimanto in 1,9 milioni. Anche la convivente di Zambetti, Mara Grazioli, avrebbe beneficiato di uno sconto illecito per l'acquisto di un appartamento al secondo piano di corso Sempione 51 a 801mila euro contro il valore presunto di 1 milione.

Così come Antonio Mobilia, già direttore generale dell'ospedale San Carlo per una casa in largo Rio de Janeiro; Liliana Zuppinger, moglie del senatore Romano Comincioli (deceduto nel 2011), per un appartamento in via Castel Morrone; Adriano Bandera, già dirigente in società pubbliche o sanitarie in Lombardia, per una casa in via Statuto; Marcello Di Capua, all'epoca dei fatti presidente dell'associazione Casa di Letizia Moratti (l'ex sindaco), locatario di un immobile dell'ente in viale Regina Margherita.

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