Insieme ovunque o separati. La linea del Pdl sui rapporti con la Lega è ormai chiarissima. E ieri, per chi non avesse ancora capito o facesse finta di non capire, il segretario Angelino Alfano lo ha ribadito che «o stiamo insieme in Lombardia e alle politiche, o restiamo separati». Di più se ne saprà questa sera alla Berghem Frecc di Albino (Bergamo), dove il segretario Roberto Maroni spiegherà al popolo padano alleanze e strategie per il futuro più prossimo. Sul tavolo quel patto con il Pdl a cui Silvio Berlusconi lavora da tempo e che piace ai generali Maroni e Umberto Bossi, molto meno alle truppe leghiste, ai colonnelli veneti e forse anche al segretario lombardo Matteo Salvini che lo accetterebbe solo per disciplina di partito.
Ieri, intanto, è stata una giornata di grandi manovre per i colonnelli lombardi del partito alle prese con lo spinoso caso di Gabriele Albertini che con la sua candidatura rischia di consegnare alla sinistra la Lombardia. E magari anche l'intero Paese se la sua scelta dovesse far saltare anche la trattativa nazionale tra Pdl e Lega. Durissimo con lui Berlusconi. «Questo signore che con i voti nostri e della Lega è stato sindaco per dieci anni a Milano - ha detto ieri a Uno mattina - è stato colto da improvvisa ambizione personale, si è candidato alla presidenza della Regione e rischia di non consentire a noi di mantenere e rafforzare l'alleanza con la Lega anche a livello nazionale, si comporta in maniera francamente inaccettabile e incomprensibile». Impossibile, si è detto nei vertici pdl di ieri, recuperare Albertini, ma ora il problema è la posizione di Roberto Formigoni e dell'area ciellina inizialmente grande sponsor della sua candidatura. Strappo che sembra rientrato, almeno ad ascoltare un uomo vicinissimo a Formigoni che lo descrive in questi giorni «impegnato a lavorare dietro le quinte per portare il movimento in una posizione comune dentro il Pdl». Da domare ormai solo le resistenze dell'europarlamentare Mario Mauro e la tentazione del capogruppo in Comune Carlo Masseroli e del consigliere regionale Mauro Parolini allettati dalla lista Albertini. Perché il rischio, confessa un big lombardo, «è che ci riprendiamo Formigoni con tutto quello che ciò comporta in termini di consenso e poltrone, ma i voti di cielle vadano ad Albertini e Monti». Di qui l'ultimatum: Formigoni deve decidere. E in poco tempo.
Ieri il coordinatore Mario Mantovani nella sede di viale Monza ha incontrato il presidente della Provincia Guido Podestà, il fondatore del movimento «Io amo l'Italia» Magdi Cristiano Allam, i pensionati.
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