Da Varese a Oropa: cappelle e santuari tappe da via Crucis

In mostra alla Regione il tour fotografico di Marco Beck Peccoz sulle nove mete

Luca Fazzo

Arrampicati tra i laghi e le Alpi, in quell'arco di terre che sta a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia: figli tangibili di devozione a Dio o alla natura, o a quel terreno trascendente dove le due entità finiscono col coincidere. Nacquero così, i Sacri Monti, tra il Quattrocento e il Cinquecento. E così li racconta la mostra che oggi si apre a Palazzo Lombardia, con le immagini che il fotografo Marco Beck Peccoz ha raccolto, peregrinando di monte in monte, come i viandanti che in quei secoli di fatiche immense portavano la loro devozione dall'uno all'altro.

Sono nove in tutto, i Sacri Monti della mostra: sette in territorio piemontese, due in Lombardia. Il più antico è in Val Sesia, a Varallo, voluto dai frati che tornavano dalla Terra Santa e vollero lì replicare i luoghi di Cristo, in modo da consentire ai fedeli non in grado di affrontare il lungo viaggio verso Gerusalemme e la Galilea di inginocchiarsi davanti a una loro riproduzione fedele. Ma la svolta vera, il potente impulso, venne quasi mezzo secolo dopo per opera dell'arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, futuro santo e destinato a entrare nell'immaginario collettivo per il Sancarlùn, la gigantesca statua che lo ritrae svettante su Arona.

Fu Borromeo, che del Concilio di Trento era stato protagonista, a imporre la Controriforma in terre dove le predicazioni eretiche avevano spesso attecchito: e la realizzazione dei Sacri Monti fu una sorta di riconquista del territorio, di marmorea rivendicazione di controllo e dominio. Sotto San Carlo venne ristrutturato il santuario di Varallo Sesia e si diede il via ai lavori per quelli di Crea ed Orta, e anche dopo la morte di Borromeo nel 1584 si continuò realizzando il Sacro Monte di Varese, che è forse il più conosciuto dai lombardi; e poi in sequenza Oropa, Ossuccio, Domodossola, Ghiffa e Belmonte. Sorgevano uno dopo l'altro, quasi sempre in luoghi già al centro di forme locali di devozione, per la presenza di cappelle o santuari minori, e spesso eredi di vecchi culti pagani. Nascevano sulla base di progetti minuziosi e rigidi, governati dalla «Fabbriceria» che ne dirigeva i lavori, e ne garantiva l'ortodossia dei contenuti.

La moda - per così dire - dei Sacri Monti, dall'Italia del nordovest si diffuse nel resto del Paese e in diverse nazioni dell'Europa cattolica. Ma il cuore, il nucleo storico, resta questo raccontato nelle foto di Beck Peccoz, nel racconto voluto d'intesa tra le due Regioni che lo ospita. Sono architetture semplici, razionalmente calate nel territorio, come racconta bene la Piazza dei Tribunali che fa parte del santuario di Varallo Sesia, ma visibilmente forti nella scelta di marcare il territorio, di rivendicare con determinazione la presenza cristiana nei territori scoscesi su cui incombono le Alpi. E infatti sono massicci, imponenti quasi come - e lo si coglie bene nelle vedute aree - si trattasse di fortezze militari.

Oggi sono prevalentemente mete di gite domenicali, destinazione ideale di pedalate amatoriali. Ma la mostra ne restituisce anche la dimensione mistica, la carica quasi violentemente religiosa delle rappresentazioni che vi sono ospitate, comprensive di mostri, draghi e demoni. «La realizzazione di un'opera di architettura e di arte sacra in un paesaggio naturale, per scopi didascalici e religiosi, ha raggiunto la sua più alta espressione nei Sacri Monti dell'Italia settentrionale», si legge nelle motivazioni con cui l'Unesco ha inserito i nove santuari tra i patrimoni mondiali dell'umanità. Ma l'Unesco è atea, o quantomeno agnostica, e quindi sfugge alle implicazioni cruciali che presiedono alla loro nascita, alla sacralizzazione della montagna che li ispira: «Il monte è sacro e il sacro ha come palcoscenico privilegiato il monte».

La mostra «Lo sguardo sui Sacri Monti» viene inaugurata oggi alle 12 a Palazzo Lombardia e rimane aperta fino al 5 gennaio 2018. Ingresso da via Galvani 27. Orari d'apertura: dal lunedì al venerdì, dalle 10,30 alle 18,30.

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