Coronavirus

"Vergogna e disagio, noi assenti in questa tragedia"

Il presidente dell'Associazione Polizia locale Gianfranco Peletti scrive al comandante Ciacci

"Vergogna e disagio, noi assenti in questa tragedia"

Vigili in ferie forzate, assenti nel momento della massima difficoltà della città. La scelta di una nuova organizzazione provoca disagio anche dentro il corpo dei «ghisa» milanesi, ed è il presidente dell'Associazione Polizia locale di Milano, Gianfranco Peletti, a farsene portavoce, scrivendo al comandante Marco Ciacci: «Sappiamo benissimo - dice Peletti - che anche lei che è il nostro Comandante esegue ordini e disposizioni che le arrivano dall'alto e siamo solidali con lei e proprio per questo che le manifestiamo il nostro malessere di sentirci come dei traditori nei confronti della popolazione, dei colleghi delle forze di polizia, del personale sanitario e di tutti coloro che continuano a fare il loro dovere come è giusto che sia». «Non vogliamo entrare nel merito delle scelte effettuate - prosegue - ma semplicemente esprimerle il nostro disagio e vergogna per essere assenti nel momento del bisogno e mi creda che è veramente pesante sopportare questo per chi ha sempre fatto il proprio dovere con abnegazione, spirito di sacrificio e spesso rischiando la vita».

Peletti precisa che scrive al comandante «a titolo personale e per conto dei colleghi a riposo», «dopo avere letto la lettera che ha inviato al personale in servizio, in riferimento a articoli pubblicati che denigrano il nostro corpo. Conosciamo e abbiamo letto anche alcune delle lettere che le hanno scritto a titolo personale colleghi che non sono stati d'accordo con le disposizioni impartite e abbiamo pensato fosse utile farle pervenire anche il nostro pensiero in merito alle scelte fatte dall'Amministrazione in questi tragici frangenti per la nostra città».

«Il nostro motto - ricorda - Nobis Urbem Commendant che tradotto in italiano significa A noi è affidata la città, nonché le qualifiche attribuite e la qualità di Agente di Pubblica sicurezza attribuita con Decreto prefettizio fanno chiaramente capire che quando si è deciso di intraprendere questo lavoro si è fatta una scelta». «Non voglio entrare nella retorica, perché è ovvio che in questi quasi 160 anni di storia del Corpo i servizi svolti dal nostro Corpo per la nostra città hanno attraversato guerre, carestie, dittatura, terrorismo, criminalità organizzata ecc. ecc.

sempre con un ruolo da protagonisti e professionisti che hanno scelto di dedicare la loro vita (e conseguentemente quella delle loro famiglie) al servizio della città e dei cittadini».

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