Versi, libretti e la folle amicizia tra Alda Merini e "il" Casiraghy

Una mostra racconta il sodalizio intellettuale tra l'editore e la poetessa. Fra edizioni d'arte, lettere e oggetti kitsch

Versi, libretti e la folle amicizia tra Alda Merini e "il" Casiraghy

«Per il matto di Osnago darei la mia follia», scrisse una volta lei a lui.

Lui, il matto (così disse la pazza della porta accanto) è Alberto Casiraghi, tipograto-poeta-artista ed editore sommo, il cui unico refuso, voluto, è la «y» finita nel suo cognome. Lei, che era disposta a offrigli la propria follia, è la poetessa più audace e extravagante del nostro secondo Novecento. Riservato e d'élite il primo. Estroversa e popolarissima la seconda. Si conobbero agli inizi degli anni Novanta, divennero amici, complici, collaboratori, colleghi di versi e di aforismi, compagni di avventure letterarie e artistiche. Costruendo insieme - lui mettendoci la sua minuscola casa editrice, la Pulcinoelefante, lei la sua enorme forza creativa - qualcosa di unico. Un tesoro poetico-editoriale costituto da 1.189 volumetti, di piccolo formato e pochi fogli, stampati a torchio in poche copie preziose, tra le 15 e le 33 ciascuno, ognuno diversissimo dall'altro, pezzi unici con una sempre nuova opera grafica pensata da lui e un testo sempre differente creato da lei. Ieri quei libricini erano un gioco. Oggi sono pezzi da collezione.

Anzi, da museo. Ed ecco, infatti, la mostra Alda Merini e Alberto Casiraghy. Storia di un'amicizia aperta da oggi fino al 2 novembre al piano nobile della Casa Museo «Boschi Di Stefano» (a cura del libraio antiquario Andrea Tomasetig), evento clou delle celebrazioni della poetessa milanese a dieci anni dalla morte, il 1° novembre 2009. Esposti: oltre cento pezzi della straordinaria produzione Casiraghy-Merini, fotografie rare e inedite, oggetti tra lo strampalato e il kitsch (lei gli regalava di tutto: una statuetta di Biancaveve o una collana portafortuna di peperoncino, e il giorno prima di morire, in ospedale, Alda lasciò ad Alberto il suo rossetto...) e lettere: negli ultimi anni però la Merini non riconosceva più la sua scrittura, e preferiva dettare: «Prendi un foglio!».

Prendete nota. La mostra è originale e bellissima, che richiamerà bibliofili, collezionisti e soprattutto i tantissimi lettori di Alda Merini, che crescono sempre di più: quest'anno sono usciti già cinque-sei libri su di lei o di lei, il più recente è la raccolta di versi Confusione di stelle nella collana «Bianca» di Einaudi, mentre a breve sarà pubblicata la biografia della poetessa firmata da Annarita Briganti per Cairo editore. Titolo: L'eroina del caos.

Caotica, inscalfibile, produttivissima, l'amicizia tra l'Alda e il Casiraghi è battezzata dalla prima plaquette, anno 1992, e continua fino all'ultimo, fino a quando la poetessa ha ancora voce per dettare. Abbiamo detto che la collaborazione Maerini-Casiraghy conta 1.189 volumetti, di cui un centinaio in mostra (l'allestimento, a cura di Cristiana Vannini, prevede i librini gremire i ripiani in ordine sparso, legati tra loro da una sottile trama di fili elastici, sorta di gabbia concettuale da cui emerge la forza della libertà poetica e artistica di Alda e Alberto).

Ma l'archivio delle edizioni Pulcinoelefante, riordinato e inventariato da Giorgio Matticchio, arriva a oltre 10mila pezzi (grazie a testi e opere dei maggiori scrittori e artisti del nostro secondo Novecento): una produzione che parte da Osnago, provincia di Lecco, nella casa-antro di Casiraghy, e che non ha eguali per ampiezza nella storia editoriale italiana. Da tempo si cerca una collocazione pubblica. E la Casa Museo «Boschi Di Stefano», qui Milano, sarebbe perfetta.

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