Vestiti da poliziotti per le rapine: 5 in cella

Nel 2019 razziarono preziosi per 50mila euro a casa di un gioielliere indiano

Vestiti da poliziotti per le rapine: 5 in cella

Accade. Che una storia - come una sorta di matrioska multicolore - ne racchiuda molte altre, vecchie e nuove. Vicende magari prive di sorprese particolari, ma che ci fanno fare balzi nel passato, permettendoci di trovare legami con il presente e riannodare fili che parevano interrotti chissà dove. Ci sono vecchie conoscenze delle mala milanese (e che conoscenze!) tra i cinque uomini arrestati dalla squadra mobile di Milano - sotto la guida del dirigente Marco Calì e del vice questore aggiunto Francesco Giustolisi - per essersi finti poliziotti, con tanto di divise e pettorine e aver rapinato nel maggio dell'anno scorso nel suo appartamento di corso Sempione un gioielliere e orafo indiano di diversi orologi Rolex, preziosi e contanti per un valore di oltre 50mila euro.

«Lavoratori» indefessi all'interno del complesso mondo del crimine, gente che non si tira mai indietro, con un proprio personalissimo codice d'onore. E che a detta degli investigatori e dei pm Laura Pedio e Samek Lodovici al momento dell'arresto stavano progettando altri colpi in gioiellerie e Compro Oro. Tra loro c'è Franco Fischer, 65 anni, dagli anni '90 uno dei ricettatori più noti a Milano e tra i cinque banditi (lui era il basista) che nel febbraio 2011, dopo aver sequestrato i commessi relegandoli nel seminterrato, misero a segno un colpo da 5 milioni di euro alla boutique di gioielli «Scavia» in via della Spiga. Fisher fu coinvolto anche nella rapina allo show room di «Damiani» in corso Magenta nel 2008.

Il suo braccio destro invece altri non è il sessantenne Dino Duchini, già finito in cella per la famosa rapina alla Standa di Segrate del '91, tanto per ricordarne una.

Il loro sodalizio - di cui hanno fatto parte anche gli altri tre complici finiti in manette, ovvero Nicolo Sava, 72 anni, il 63enne Silvano Messina e il 54enne Salvatore Urciolo, tutti accusati di rapina e sequestro di persona - ha portato alla rapina all'orafo indiano.

Il lavoro degli investigatori della V sezione della Mobile l'anno scorso partì dalle immagini delle telecamere di video sorveglianza del palazzo, che avevano ripreso i quattro rapinatori all'ingresso e all'uscita e nel momento della fuga a bordo di un furgone bianco, riconoscibile per dei graffiti sulle fiancate, rintracciato poi in via Cenisio. A quel punto i poliziotti hanno sistemato un Gps sotto il mezzo, delle cimici all'interno e hanno atteso che il segnale si muovesse. La svolta arrivò qualche giorno dopo, quando il furgone venne spostato da via Cenisio a via Ponti. Lì, senza sapere di essere ripresi e osservati dagli investigatori, due uomini hanno iniziato a pulire quasi ossessivamente l'abitacolo, cercando evidentemente di cancellare ogni traccia.

Quei due - fermati e identificati qualche ora dopo per non destare sospetti - erano Sava e Urciolo, entrambi con precedenti per furti in abitazione. Proprio Urciolo diede una involontaria mano alla polizia quando in una telefonata chiese al fratello di «spostare i palloncini» da casa della sorella.

Anche lì finto controllo casuale e, guarda un pò: nell'auto partita da casa della donna la polizia trovò un trolley con due divise complete, due pettorine della polizia e due maschere, tutto materiale usato per il colpo a casa del gioielliere. All'alba di venerdì sono scattati i blitz a casa dei cinque, finiti tutti in manette.

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