C'era un buco nell'aiuola all'inizio di via Alberto da Giussano fino a ieri mattina della larghezza di mezzo metro e profondo un altro mezzo, per terra vicino alla cabina telefonica. Non era stato recintato questo povero rimasuglio di sofora abbattuta insieme ad altre cinque l'altro giorno sotto le seghe dei giardinieri comunali. Estirpata la radice con una sorta di megacavatappi, l'«ossobuco» è stato riempito con un alberello di tre metri che diventerà come la sofora precedente tra almeno vent'anni. E se un passante nella notte ci avesse messo un piede dentro? Si sarebbe affossato fino alla cinta, rischiando di farsi male sul serio. La cosa strana è che i nastri di protezione sono stati allungati intorno ai tronchi che non presentavano pericolo.
Altri sei alberi sono stati eliminati a causa di una micosi che provoca la degenerazione del colletto dell'apparato radicale e lo stesso destino è toccato anche ad alcune sofore alla Triennale in questi giorni. Viene il dubbio che la malattia fungifera sia un'epidemia più tosta del tarlo asiatico e una domanda è lecita: perché nessuno ne parla? Inoltre: questa patologia non si può curare?
In un resto di corteccia la malattia era visibile ad occhio nudo, il legno era diventato come sughero, ma solo in una delle piante tagliate vicino a piazza Baracca, nelle altre cinque no. Come si fa a capire quando un albero è contaminato alla radice? I giardinieri comunali parlano di un test chiamato «Vta», il Visual tree assessment.
Una residente esprime il suo dissenso. «Non è la prima volta che mi capita di vedere l'abbattimento di alberi sani. Ora ho preso dei rami dalle sei sofore per farli esaminare in un laboratorio. Nei rami la linfa scorreva ancora. Si fa presto a dire che una pianta è ammalata. Chi si interessa degli alberi? Nessuno. Eliminare una pianta sana potrebbe essere un business per qualcuno» dice Antonella. La «stroncatura» delle sei sofore è iniziata l'altra mattina ed è finita nel pomeriggio intorno alle sedici. «Perché i giardinieri non hanno tagliato quella più vicina all'edicola? Da anni noi residenti notiamo che quell'albero non è in salute. Non solo. Le radici escono dall'asfalto e stanno distruggendo tutto il marciapiede. A volte si ha il dubbio che vengano sottratte piante sane e tenute invece quelle che dovrebbero essere tolte» continua Antonella.
Le sofore «uccise» avevano trent'anni. «Strage silenziosa» è chiamata quella degli alberi nelle città, perché la loro scomparsa non interessa a nessuno. E la nostra salute? Non ci interessa l'ossigeno dell'aria, visto che facciamo le domeniche a spasso e le aree C?
Bloccare una macchina non rende in termine di purezza dell'aria quando mantenere in vita gli alberi.
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