Cronaca locale

Wall, l'attimo fuggente della fotografia d'autore

Wall, l'attimo fuggente della fotografia d'autore

«Actuality», il titolo della mostra che il Pac dedica a Jeff Wall, non va tradotto con attualità. Piuttosto con realtà o verità. Perché gli scatti del grande fotografo canadese, classe '46, sono tutto fuorché spontanei. Ecco perché, ad aggirarsi nell'essenziale allestimento al Pac di «Jeff Wall. Actuality» (da oggi e fino al 9 giugno, catalogo Electa), prima antologica in Italia dell'artista, curata per l'occasione da Francesco Bonami, non bisogna lasciarsi suggestionare dalle apparenze: nella prima sala, «Young man wet with rain»¸ gigantografia di un ragazzotto bagnato a prima vista sembra ciò che recita la didascalia, un ragazzo sotto la pioggia. Poi ti avvicini e vedi che la pioggia non c'è e che Wall vuole riportare l'attenzione sul dettaglio. Fotografa narrazioni Jeff Wall: lo fa davanti a un nightclub, come all'interno di una biblioteca, nel salotto opulento di una casa, tra le colline di Ragusa, davanti al terriccio dove affondano le radici le querce di Vancouver, la sua città natale, come per la strada. Non è mai l'attimo in sé che conta, ma ciò che c'è prima e che ci sarà dopo. Alla presentazione della mostra prodotta dal Comune (evidenti segni di malumore, tra gli addetti ai lavori, per l'allontanamento coatto dell'ormai ex assessore Stefano Boeri dalla giunta Pisapia) Francesco Bonami ha associato Wall ai grandi pittori dell'Ottocento. «Jeff Wall è importante perché è stato il primo a comprendere che la fotografia può liberarsi dalle secche della tecnologia e della documentazione solo se compete con la pittura», ha detto il critico. Tanti, tantissimi i riferimenti ai maestri dell'Otto e Novecento cui Wall guarda per la costruzione del soggetto ritratto, da Manet a Courbet: è da loro che attinge quello stile narrativo dirompente che si trova in scatti come «Mimic» dell' '82 che fa il verso all'Impressionismo, mimando la tradizionale passeggiata per via di un signore e della sua dama, ma introducendo l'insulto, neanche troppo velato, del signore ritratto a un passante (asiatico) che pare disturbare la scena. Ci sono poi lavori come «Insonnia» del '94 e la serie sugli angoli che paiono 'rubati' ai quadri del Costruttivismo. Una quarantina le opere esposte in questa antologica, la prima in Italia, che lo stesso artista, come racconta Bonami, ha personalmente selezionato: la sezione dei paesaggi urbani lascia spazio, nelle due sale centrali, alle opere più narrative per poi virare al lavoro sui dettagli apparentemente banali della vita quotidiana e del paesaggio naturale. Wall è famoso per aver ideato i «lightbox», fotografie «imprigionate» in scatole luminose di grande effetto, ma non si limita a questo e nell'ultimo periodo è tornato alla stampa su pellicola. In «Actuality» Wall celebra il paradosso per cui l'apparente immediatezza di uno scatto è l'esito di una lunga osservazione, di ore di shooting e rielaborazione in studio.

L'«attualità» è tecnica e visione, secondo questo fotografo che musei come il MoMa di New York e la Tate di Londra celebrano come un classico tra i contemporanei.

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