Milton Gendel: mezzo secolo di scatti «romani»

Milton Gendel, l’artista newyorkese «adottato» dalla Città Eterna, regala ai visitatori dell’esposizione di via Margutta uno spettacolare viaggio di immagini attraverso la seconda metà del Novecento. Sono 50 in totale le foto, inedite, che la galleria di Francesca Antonacci ospita fino al 20 dicembre; scatti che spaziano da situazioni semplici e di vita comune, a luoghi caratteristici, fino a ritratti di protagonisti della scena mondiale, da Peggy Guggenheim, immortalata nella sua casa veneziana; fino alla regina Elisabetta ritratta, nell’estate del 1976, nel castello di Balmoral. L’esposizione offre al pubblico solo una piccola parte della produzione di Gendel che annovera nel suo archivio quasi 70mila scatti. Particolare è il rapporto che questo artista (critico, giornalista, fotografo) è riuscito a instaurare con Roma fin dal 1949, diventando un indiscusso protagonista della vita intellettuale capitolina. E la mostra testimonia appunto questa particolare intesa. Un legame speciale che dura da cinquant’anni, e che spiega il perché l’Urbe è protagonista di molti clic: piazza del Popolo fotografata nel 1954 con solo una Seicento e una Topolino e sullo sfondo le «chiese gemelle» - Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria di Montesanto -; sempre dello stesso anno la foto che ritrae un restauratore alle prese con la grande fontana di piazza della Repubblica e infine l’immagine denominata «l’isola svestita» che riproduce la pace e la tranquillità che si respiravano sull’Isola Tiberina quando Gendel si è stabilito in questa zona della capitale, prima che fossero costruite le banchine in pietra attorno all’isola per impedirne il contatto diretto col Tevere.


Insomma si tratta di un artista attento osservatore del suo tempo, di una macchina fotografica abile a documentare le trasformazioni di una città e di un’Italia che rapidamente passa dalle macerie del conflitto mondiale agli anni della Dolce Vita.

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