«Mint», al Castello

Sfida la crisi economica, sfida le convenzioni, sfida il pessimismo: è Mint, acronimo di Milano International Antiques and Modern Art Exhibition, la mostra-mercato più attesa dell'autunno. Siamo alla terza edizione e Mint torna in un suggestivo allestimento nel cuore della città, nel piazzale del Cannone alle spalle del Castello Sforzesco dove una tensostruttura di quattromila metri quadrati di acciaio e vetro accoglie, da oggi e fino a domenica, il meglio dell'arte antica, moderna e contemporanea grazie a una sessantina di selezionati espositori italiani e stranieri.
Milano, come ogni anno, gioca in casa e presenta una poliedrica squadra di galleristi: da Tega a Carlo Orsi, da Matteo Lampertico a Claudia Gian Ferrari, da Silvano Lodi a Robilant e Voena. Sotto la direzione di Roberto Casiraghi e con un comitato scientifico di vetting (ossia di certificazione dell'autenticità delle opere esposte) presieduto da Nicola Spinosa, sovrintendente per il Polo museale di Napoli, Mint è più una "mostra boutique" che una fiera-mercato e punta tutto sulla contaminazione delle arti tanto di moda tra i collezionisti.
Spiega Giacomo Manoukian Noseda, gallerista e presidente dell'Associazione Antiquari Milanesi: «Si cercano sempre di più oggetti stravaganti: un tempo le case dei collezionisti erano monocordi, oggi esiste una felice mescolanza di generi e periodi anche ai livelli più alti di arredamento».
Gli appassionati troveranno al Mint vedute del Canaletto o l'Assunzione della Vergine di Callisto Piazza insieme ai lavori di De Chirico, alle sperimentazioni di Pistoletto, agli immancabili tagli di Fontana. Ci sono i ritratti di Boldini, la Rissa del Cipper e opere di Pietro Manzoni, persino di Schnabel.
Regina delle arti, dopo un passato da Cenerentola, è la fotografia: spiccano i lavori, su grande formato, di Candida Hofer e del sempre ricercatissimo David LaChapelle. Dall'antiquariato all'Ottocento, passando per il Novecento storico, le avanguardie e i contemporanei: Mint non teme di scardinare i canonici confini dell'arte. Unico requisito: l'accurata selezione. Detto tra le righe, significa che gli acquirenti possono stare tranquilli e magari approfittare del convegno organizzato oggi pomeriggio, dalle 14.30 alle 19.30, sul tema "Arte e investimento. Dalla teoria alla realtà" per ascoltare gli interventi di esperti quali Michael Moses della New York University's Stern School of Business, Jeremy Eckstein di Eckstein Associates, Randall e i collezionisti italiani Giovanni Giuliani e Francesco Micheli.
Ma il mercato dell'arte sta davvero attraversando un periodo difficile, sulla scia della crisi generale delle borse? «Direi di riflessione, più che di crisi», commenta Claudia Gian Ferrari, gallerista e critica d'arte milanese che presenta al Mint, tra le altre opere, una coppia di straordinari Sironi e una sezione sul Realismo Magico.


In questo momento di portafogli ristretti si registra un maggiore interesse verso il Novecento: «Costa di meno del contemporaneo, in rapporto alla qualità delle opere - spiega Gian Ferrari -. I collezionisti stanno tornando a comprare con gli occhi più che con le orecchie: questo è un bene perché favorisce la ricerca della qualità e di quotazioni giuste». Non tutto il male vien per nuocere.

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