«Il mio amico Cicerone? È l’antico più moderno»

Roma, anno 63 a.C. Omicidi, congiure militari e scandali sessuali minano il cuore della Repubblica e mentre spregiudicati uomini politici come Pompeo, Crasso, Catone, Catilina e Giulio Cesare tessono oscure trame, c’è chi, come l’oratore Marco Tullio Cicerone, da poco investito del ruolo di console, è al contempo senatore, investigatore, avvocato di accusa e di difesa nonché oscuro macchinatore di complotti.
Questa in sintesi la trama dell’ultimo romanzo dell’inglese Robert Harris che, con Conspirata (Mondadori, pagg. 442, euro 20), prosegue la trilogia dedicata al celebre uomo politico romano iniziata nel 2008 con Imperium. L’autore di best seller come Fatherland, Enigma e Pompei, in questi giorni a Venezia, ci ha confessato di avere scelto un protagonista come Cicerone perché «è un personaggio affascinante, carismatico, poco noto per certi aspetti della sua vita personale e che può essere considerato un “ponte” fra l’epoca repubblicana e il XXI secolo. Era un individuo moderno, che affrontò problemi molto simili a quelli della nostra epoca».
Quanto si è sentito in dovere di rispettare le fonti dell’epoca (da Svetonio a Plutarco) e quanto invece ha lavorato di immaginazione?
«Lo scheletro su cui ho costruito i miei libri sono i dati documentari che la tradizione ci ha lasciato su Cicerone (più di 700 lettere, quaranta orazioni, i vari libri che lo vedono protagonista). Il mio lavoro è stato ricostruire la sua psicologia. Ho aggiunto carne allo scheletro narrativo. Mi sono divertito a scrivere le conversazioni private di personaggi complessi e affascinanti come Pompeo, Crasso, Catone, Cesare che vissero praticamente gomito a gomito in un’epoca problematica. Mi interessavano i loro rapporti interpersonali e i rapporti con donne forti come Claudia e Servilia, i loro odi e i loro amori».
Cicerone chi era realmente?
«Era un uomo contraddittorio, e questo lo ha reso grande. Credeva negli ideali della Repubblica e voleva difendere lo Stato, ma per sopravvivere dovette scendere a compromessi e andare avanti anche contro i propri principi morali. Questo lo portò a condannare a morte i cospiratori che minavano il potere repubblicano servendosi di mezzi spesso illegali».
In «Conspirata», Giulio Cesare e Cicerone si misurano...
«Entrambi ballarono con la morte per tutta la vita, così come nel mio romanzo. Erano ambiziosi, ma Cicerone voleva esserlo nel rispetto delle leggi mentre Cesare voleva costruire un sistema politico a sua immagine e somiglianza. Erano rivali ma si rispettavano. Cesare si divertiva ad ascoltare la retorica di Cicerone così come il retore aveva ammirazione per il ruolo politico del suo avversario».
La parte centrale del romanzo è dedicata a un gigantesco scandalo sessuale che fece tremare le stanze del potere a Roma...
«Si tratta del celebre scandalo politico della Dea Bona che avvenne nel 62 a.C., all’epoca della seconda congiura di Catilina. Durante una cerimonia dedicata alla Dea Bona, protettrice della fertilità e che si doveva svolgere fra le pareti della casa di Giulio Cesare alla presenza di un pubblico femminile, il libertino Publio Clodio Pulcro (da tempo sospettato di essere l’amante di Pompea, moglie di Cesare) venne sorpreso vestito da donna in mezzo alle officianti al rito. Ovviamente il sacrilegio doveva essere punito pubblicamente in qualche modo e Cicerone venne incastrato da Clodio, il quale voleva che questi testimoniasse che durante la sua presunta incursione in realtà si trovava con lui... Cicerone non accettò di fargli da alibi e Clodio si salvò dalla punizione capitale per il rotto della cuffia, ma divenne ovviamente nemico giurato del console. In questo fatto di cronaca dell’epoca è evidente come già in quel periodo gli incroci fra la lotta per il potere e la sessualità fossero indissolubili, e quanto il conflitto fra l’uomo politico e l’uomo privato possano essere pericolosi come accaduto anche in tempi recenti. Giulio Cesare a causa di questi eventi vide completamente distrutta la sua carriera politica e fu costretto a lasciare Roma coperto di debiti e dovette rifugiarsi in Portogallo».
Che cosa ci può dire del film Ghostwriter realizzato da Roman Polanski dal suo omonimo romanzo?
«Aspetto con ansia la proiezione del film alla Berlinale il prossimo 12 febbraio e spero di essere presente alla prima. Ho visto la pellicola una decina di giorni fa nella casa in Svizzera di Polanski. È molto fedele alla mia storia ed è un classico e avvincente thriller, i cambiamenti apportati alla trama sono funzionali alla pellicola.

Sono da sempre stato un ammiratore di Chinatown e chi andrà a vedere Ghostwriter riconoscerà immediatamente il talento di un regista come Polanski».
E quanto al progetto di un adattamento di Pompei?
«Diventerà presto un serial televisivo e le riprese inizieranno in Italia fra pochi mesi».

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