«Per il mio animale ho scelto la saetta»

Alessandro Mendini, in che cosa è consistito il tuo intervento?
Ho pensato di porre sui fianchi della mucca, che ho lasciato del colore bianco in cui è realizzata, due segni che sono ricorrenti nel mio lavoro: una sorta di saetta.
Quindi un segno poco invasivo...
No, in realtà prendere questi animali sia pure in vetroresina e imporre loro un segno è sempre oggettivamente una forma di violenza. Ma nel mio intervento ha giocato soprattutto una sorta di ironia. Del resto anche la natura disegna sul mantello delle mucche dei segni, pensiamo alle mucche pezzate. Dunque, in modi mentali, ironici, se vogliamo grotteschi, non mi sono discostato completamente da quanto avviene in natura. Comunque non so se è un intervento giusto o ingiusto.
Giusto o ingiusto è difficile dire. Interessante senz’altro.

Ma per te le mucche sono legate a qualche ricordo particolare?
Be’, ho ricordi che risalgono al periodo dell’infanzia, quando andavo in campagna dai miei nonni, in Veneto, e poi in montagna sulle malghe. Io ho sempre amato gli animali. La mucca, poi, mi piace molto: è un animale così tranquillo, pacifico, con questi occhi grandi e mansueti... Un animale quasi filosofico.

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