Black, total black. Sicuramente molto dark, perché come dice il suo creatore il fotografo londinese Tim Walker «così sono le favole come se le immaginano i bambini». L'immagine è tutto insomma, soprattutto se si tratta di un calendario come il Pirelli 2018 presentato ieri a New York. Ma la fantasia va oltre, perché mettere in scena Alice nel Paese delle Meraviglie utilizzando solamente modelle, attrici, ed anche attori, cantanti e perfino una drag queen, vuol dire la provocazione di non voler essere provocatori. «È stata la possibilità di fare delle foto che non avevo mai fatto. Usando anche il fish eye, un filtro che allunga o restringe l'immagine, per far sì che ognuno veda la bellezza secondo il suo punto di vista». Insomma, come ribadisce Walker l'eroina nata dalla penna di Lewis Carroll potrebbe venire anche dal Bangladesh oppure perché no da Marte. E lo sguardo focoso di Naomi Campbell, per la quarta volta sul Cal, racconta una storia che vuole avere un finale diverso: «Lo sapete? Mi piace molto essere stata scelta per la parte del boia...». Lo dice ridendo, seduta una poltroncina e con una pelliccetta bianca sulle spalle. Mentre precisa: «Io modella? Non sono più una modella».
In effetti: che cos'è Naomi oggi?
«Una donna che è diventata quella che è grazie alle scelte che ha fatto. Una donna felice».
Una donna da calendario.
«Il primo Pirelli l'ho fatto quando avevo 16 anni. Poi ne ho fatto uno durante i miei vent'anni, un altro durante i trenta e adesso questo che ne ho 47. Uno per ogni decade».
Parliamo dell'ultimo allora.
«Sono orgogliosa di aver partecipato a questo progetto strabiliante. E non c'era momento migliore per farlo vedere al mondo».
Che momento è?
«Un momento magico in cui le cose stanno cambiando: un tempo molto black».
In che senso?
«Beh, fateci caso: una volta nella moda si usavano pochissime ragazze di colore e per ruoli marginali. Adesso c'è una sorta di uguaglianza, che è un po' il senso di questo calendario: non è questione di razza ma di accettazione delle diversità. E poi la musica: una volta imperava il rock'n roll, adesso perfino in Asia i ragazzi scelgono rap e hip hop. Il black power nato in strada».
Come lo definiamo: rinascimento nero?
«Io direi semplicemente una nuova cultura».
E in questo tempo Naomi come si sente?
«Non mi sento più forte, ma mi sento pronta a lottare per quello in cui credo. C'è ancora troppa diseguaglianza in giro».
Per esempio nei confronti delle donne?
«Non voglio entrare nel merito dei fatti di cronaca, dico solo che è sempre bello quando si fa pulizia. Posso solo dire che io sono cresciuta con l'idea di prendermi ciò che pensavo di meritare e ho lavorato duro. Certo, vedo ancora molto razzismo, che qui in America è forse più evidente che, per esempio, in Inghilterra. Ma non smetterò mai di combattere per ciò che è giusto».
Per questo è nella storia di questa Alice?
«Non potevo certo rifiutare: a chi non piace questo romanzo? Ma io non credo sia nero o dark: io vedo tanta luce dentro queste foto. C'è divertimento».
E tanta bellezza.
«Dicono: Oh, alla tua età sei ancora così bella. Ma la verità è che la bellezza alla fine è una componente di tante cose: quello che senti dentro, il portamento, la pelle... Io per tanti anni mi sono lasciata giudicare dagli altri, però adesso ho capito ciò che mi insegnava Gianni Versace quando ero giovane: imparare a giudicarsi, non farsi giudicare. E io mi sento bellissima».
E allora: qual è il senso di questa Alice?
«La voglia di voler cambiare per essere migliori».
E quello di Naomi?
«L'ho detto: mi piace essere una tagliatrice di teste».
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