Niente sta scritto, diceva il maggiore Lawrence alla scoperta del deserto e dell'unità araba, ma per cambiare il destino della finale scudetto del basket che si inizia questa sera a Siena, ci vorrebbero troppi miracoli e la Bennet Cantù che gioca bene, che ha lavorato tanto per avere una vera identità di squadra, lo sa benissimo. Il Montepaschi è pronto per il suo quinto scudetto consecutivo che eguaglierebbe i 5 titoli del Borletti Milano di Cesare Rubini fra il 1950 e il 1955.
Siena ha davvero tutto, la società ricca e creativa, un eccellente allenatore costruito in casa e che si chiama Simone Pianigiani, la guida anche della nostra Nazionale che in agosto porterà agli europei in Lituania, giocatori in abbondanza, al punto che ne dovrà lasciare due in tribuna e tutti sanno che Jaric, Zizis, Rakovic e Moss o Hairston, quelli che hanno fatto il turn over, sarebbero titolari in tutte le altre squadre italiane, Bennet compresa.
Anche le cifre sono spietate. Siena ha battuto Cantù nelle ultime 21 partite disputate: l'ultimo successo della squadra brianzola risale al 2005, ma era coppa Italia, mentre in campionato vinse il 5 dicembre 2004 quando fra le sue file c'erano Kaukenas e Stonerook i pilastri della Montepaschi che nel rinnovarsi ad inizio stagione è anche migliorata.
Si parte oggi e si giocherà al meglio delle 7 partite ogni due giorni ( tutte in diretta Sky forse per l'ultima volta visto il divorzio fra la Lega e il canale satellitare che pure aveva promesso agli abbonati tutto prima di togliere eurolega e ora il campionato) con la possibilità che lo scudetto venga assegnato, contro ogni maledizione, già venerdì 17 a Cantù se la Bennet non troverà il filo per uscire dal labirinto dove finiscono tutte le avversarie dei campioni in carica.
Presentata così questa finale, direte voi, sembra davvero una sfida impossibile fra due città che insieme non superano i centomila abitanti, ma gli sfidanti credono di poter almeno interrompere la serie di 4-0 che ha caratterizzato il volo senese nelle ultime stagioni. Forse anche Andrea Trinchieri ha visto alla vigilia, come noi, un film che lo aiuta a sperare. Si intitola «Miracle». È la storia della nazionale statunitense di hockey su ghiaccio di Herb Brooks che sconfisse l'Unione Sovietica a Lake Placid interrompendo una serie di 42 successi consecutivi. Ma quella era una singola partita qui saranno sette. Il Brooks del film e Kurt Russel, famoso per l'interprertazione di Jena Plisken in Fuga da New York, una pellicola di culto che è diventata ossessione per questo ex giocatore di basbell.
Il messaggio si adatta bene a questa finale: l'arma principale del Montepaschi è l'intimidazione psicologica. Sanno che vinceranno comunque e lo sanno anche gli avversari.
La realtà è questa e la dolce tirannia senese sembra aver tolto energia alle altre come ha detto Sergio Scariolo promettendo di ricostruire una vera Olimpia Milano senza ancora sapere su quali giocatori contare.
Cantù sarà leggera e gioiosa, ma non può bastare, dovrà essere anche molto più brava del solito perché non ci sono dubbi che in questa finale si affrontano le due squadre migliori del basket italiano.
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