
La Prima sezione della Corte Suprema brasiliana ha raggiunto la maggioranza necessaria per condannare l’ex presidente Jair Bolsonaro con l’accusa di tentato colpo di Stato e altri reati correlati. Dopo il relatore del caso Alexandre de Moraes e l’ex ministro della Giustizia Flávio Dino, anche la giudice Cármen Lúcia ha votato per la colpevolezza, affermando che “Jair Messias Bolsonaro ha commesso i reati che gli sono stati attribuiti in qualità di leader dell’organizzazione criminale”.
Lúcia ha sottolineato che già dal 2021 il Brasile è stato teatro di pratiche “spurie” mirate a scardinare il regime democratico, fino a culminare nell’assalto dell’8 gennaio 2023 ai palazzi del potere di Brasilia da parte dei sostenitori radicali di Bolsonaro. “Non è stato un evento banale dopo un pranzo domenicale — ha detto la giudice — la democrazia brasiliana non ha vacillato. E ora è il momento del giudizio”.
In un lungo intervento di oltre 10 ore, invece, il giudice Luiz Fux aveva segnato una svolta inaspettata: era stato il primo magistrato, dopo i voti di condanna di de Moraes e Dino, a votare a favore dell'assoluzione di Bolsonaro. "Non c'è colpo di Stato senza che il governo eletto venga effettivamente rovesciato", ha dichiarato Fux, aggiungendo che la Corte Suprema non ha giurisdizione per giudicare Bolsonaro, ormai privo del cosiddetto "foro privilegiato", il meccanismo costituzionale che attribuisce competenze giudiziarie speciali alle alte cariche dello Stato. Secondo il magistrato, tutti gli atti procedurali compiuti finora sarebbero quindi nulli.
Bolsonaro, 70 anni, attualmente agli arresti domiciliari, rischia ora oltre quarant’anni di carcere. La sentenza definitiva potrebbe essere pronunciata già nelle prossime ore, con un possibile trasferimento immediato in prigione. Il processo riguarda anche un gruppo ristretto di alti ufficiali e fedelissimi dell’ex presidente, considerati il nucleo del complotto golpista: tra loro Alexandre Ramagem, ex capo dell’intelligence; Almir Garnier, già comandante della Marina; Anderson Torres, ex ministro della Giustizia; Augusto Heleno, ex titolare del Gabinetto di Sicurezza Istituzionale; Paulo Sérgio Nogueira, ex ministro della Difesa; Walter Braga Netto, ex capo della Casa civile; e Mauro Cid, ex aiutante di campo di Bolsonaro e oggi collaboratore di giustizia.
Gli imputati devono rispondere di accuse pesanti: associazione a delinquere armata, tentata abolizione violenta dello Stato democratico di diritto, colpo di Stato, danneggiamento aggravato del patrimonio pubblico e deterioramento di
beni culturali protetti. Intanto, mentre il leader continua a proclamarsi innocente e a seguire il procedimento circondato dal sostegno della moglie Michelle e delle veglie evangeliche, il Paese resta profondamente diviso.