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MOGGI & C. SFIDUCIATI IN DIRETTA TV

John Elkann rompe il silenzio e scarica la Triade bianconera: «Le intercettazioni? Non ci lasciano indifferenti. Siamo vicini a squadra e allenatore. Se cambia la dirigenza? Se ne discuterà nelle sedi opportune». Bettega scoppia in lacrime

Alessandro Parini

da Torino

Sassate. Tirate con il sorriso sulle labbra e la faccia del bravo ragazzo. Ma sassate. Ponderate. Pesanti. E ripetute. Autore: John Elkann, nipote di Giovanni e Umberto Agnelli, classe 1976, vice-presidente di Fiat Auto, socio accomandatario della Giovanni Agnelli & C., la cassaforte al vertice della catena di controllo di tutte le attività industriali e finanziarie del gruppo Fiat. Quando mancavano ancora una quindicina di minuti alla fine di Juve-Palermo, riprendendo un’abitudine cara al nonno e al presidentissimo Giampiero Boniperti, John Elkann ha in pratica convocato tv e giornalisti sfoderando il sorriso dei giorni migliori. Chi si attendeva però parole accomodanti nei confronti dell'attuale dirigenza e di quanto accaduto in settimana è rimasto deluso. Spiazzato. Senza parole. Elkann, allora: «Siamo qui per testimoniare la nostra vicinanza alla squadra e all'allenatore. Le vicende della settimana non ci lasciano assolutamente indifferenti, ma ci saranno sedi appropriate e opportune per affrontarle e risolverle: questa non lo è». Ecco la sassata, lanciata con il sorriso sulle labbra. Potrebbe bastare, ma siccome in questi casi bisogna insistere, tanto vale: ha visto lo striscione che inneggiava alla Triade? «Certo, l'abbiamo visto. Noi siamo vicini alla squadra, che ci è parsa molto forte. Era importante vincere oggi (ieri, ndr), adesso aspettiamo la settimana prossima e cerchiamo di vincere lo scudetto». Ok, ma lo striscione? «Noi siamo vicini alla squadra, quanto accaduto non ci lascia indifferenti». Di nuovo. Il che, senza troppa fantasia, suona come una bocciatura su tutta la linea per Moggi e Giraudo: per loro non una parola, nessun cenno di intesa. Niente di niente.
E allora tornano in mente alcune frasi fatte filtrare sabato pomeriggio da un rappresentante (anonimo) dell'Ifil - la cassaforte di famiglia - secondo cui doveva apparire indicativo come nessuno degli Agnelli (o comunque della proprietà) si fosse accomodato al fianco di Giraudo nella conferenza stampa di venerdì. In pratica, l'attuale amministratore delegato era già stato scaricato allora e ieri ne è arrivata la conferma da parte di chi davvero sarà chiamato a decidere: John Elkann - ma anche Andrea Agnelli, visto come al solito in mezzo al campo prima dell'inizio della partita - è venuto allo stadio per stare vicino alla squadra e a Capello: stop. La dirigenza è invece pronta a ricevere il benservito dopo dodici anni di onorata milizia, sette scudetti (se consideriamo già vinto quello che sarà assegnato domenica prossima), una Champions League, un'Intercontinentale e coppette varie. Le intercettazioni telefoniche ne hanno decretato la fine: a questo punto non possono più esserci troppi dubbi. La storia della Triade è finita ieri, anche se l'ufficialità arriverà nei prossimi giorni. Qualcuno dice già giovedì, in occasione della presentazione dei dati della trimestrale di bilancio: se anche non fosse così - perché prima si vorrà attendere la fine del campionato e la vittoria dello scudetto numero ventinove - la strada è tracciata. Di qui a qualche settimana, la Juventus avrà un nuovo management: l'amministratore delegato sarà con ogni probabilità Jean-Claude Blanc, già da un paio d'anni nel Consiglio di Amministrazione, manager con alle spalle esperienze di valore assoluto quali il Roland Garros e il Tour de France. Direttore sportivo non sarà più Luciano Moggi: al suo posto, pare che il ballottaggio possa riguardare Giovanni Sartori, artefice numero uno del miracolo Chievo, e Franco Baldini, ex direttore sportivo della Roma dove ha lavorato (e vinto) con Fabio Capello. A proposito di quest'ultimo: potrebbe restare, ma non è detto. In caso di divorzio, due nomi su tutti: Roberto Donadoni e Giuseppe «Bepi» Pillon. Della Triade, potrebbe così rimanere il solo Roberto Bettega, da sempre uomo simbolo della Signora, passato indenne in questi giorni dalle intercettazioni telefoniche che hanno squassato l'intero calcio italiano: ieri, in tribuna d'onore, l'ex Bobby-gol indossava un giacchino griffato Juve e, al fischio finale dell'arbitro, è addirittura scoppiato a piangere, sfogando evidentemente la tensione accumulata in queste ultime ore.
Tornando al possibile scenario futuro, nel nuovo Consiglio entrerebbe Andrea Agnelli, cugino di John Elkann, lui pure classe 1976, laureato alla Bocconi e attuale consigliere di amministrazione della Fiat: secondo alcuni sussurri, Andrea potrebbe anche ricoprire la carica di vice-presidente o, addirittura, di presidente nel caso in cui Franzo Grande Stevens decidesse di farsi da parte.

Una nuova era sta quindi per iniziare, con i rampolli di casa Agnelli pronti a farsi carico della storia della Signora e a cancellare, con il sorriso sulle labbra, una gestione che ha vinto tutto ma che rischia di essere ricordata anche (soprattutto, secondo i detrattori) per faccende antipatiche quali il processo doping e lo scandalo intercettazioni.

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