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"Mogol, lascia perdere Lucio Battisti"

Dopo il successo del film su Raiuno, lettera aperta di Veronese, vedova di Lucio

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Il 13 settembre, il documentario su Lucio Battisti andato in onda su Raiuno ha ottenuto il 14 per cento di share (oltre due milioni di spettatori). Un successo. Lucio per amico. Ricordando Battisti, regia di Maite Carpio, si avvaleva della collaborazione di Mogol che ha raccontato gli aspetti più originali del grande artista, con il quale ha scritto brani immortali da Pensieri e parole a I giardini di marzo.

Il 15 settembre, di sera, l'agenzia Ansa ha battuto una lettera aperta di Letizia Veronese, vedova di Lucio Battisti, indirizzata, con feroce sarcasmo, al «ragionier Giulio Rapetti, imprenditore, in arte Mogol, paroliere». Duro il tono e duro il contenuto: «Eccomi qui. Sono passati 25 anni da quando Lucio Battisti non è più fra noi. Noto, caro Giulio, che non perdi occasione pubblica per spargere il tuo miele su Lucio, dichiarando di averlo amato tanto: io credo che tu abbia ragioni per amarlo molto di più adesso, visto che ancora oggi, dopo un quarto di secolo dalla sua morte, non ti riesce di separare il suo nome dal tuo». Tra Veronese e Mogol è aperta una lunga partita giudiziaria. Il secondo, infatti, vorrebbe fare un uso più libero dei diritti delle canzoni scritte con Battisti. Non la pensa così Veronese: «Noto anche che in queste occasioni non fai mai alcun cenno alle innumerevoli cause che hai intentato dopo la morte di Lucio: tre gradi di giudizio per una questione di confini, due gradi di giudizio per un risarcimento danni, per perdita di chanche: una causa che, visto l'esito, ha costretto in liquidazione le Edizioni Acqua Azzurra. Ed ecco ora, dopo sette anni dalla sentenza del 2016, una nuova identica causa, questa appena nata, ma ancora per perdita di chanche». Non è tutto: «Infine, per quanto riguarda la salute di Lucio e le cause della sua morte, ti chiedo gentilmente di lasciar perdere le tue infondate supposizioni e ogni altra illazione. Ti chiedo soltanto di rispettare la sua dignità di uomo, dopo avere tanto lusingato la sua figura di artista.

A tal proposito, ti invito a non raccontare più la commovente storia della lettera consegnata di nascosto a Lucio, ora da un'infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato professore Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra amicizia».

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