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Animali morti e surfisti con malesseri: il giallo in Russia

Allarme disastro ambientale per la spettacolare spiaggia Khalaktyrskij, nel sud-est della penisola di Kamchatka. Le autorità russe indagano sulle cause

Animali morti e surfisti con malesseri: il giallo in Russia

In Russia è sempre più alto il timore di un nuovo disastro ambientale. Sono passati circa 4 mesi da quando decine di tonnellate di gasolio sono fuoriuscite dagli impianti dell’azienda Nornickel, minacciando l’incontaminato ambiente naturale dell’Artico, ed oggi all’orizzonte si palesa un ennesimo danno all’ecosistema anche se in un’altra area del Paese.

Da giorni, infatti, carcasse di animali come foche, polpi, ricci di mare e pesci ricoprono le coste del golfo dell’Avacha, nel sud-est della penisola di Kamchatka, e in particolare la spettacolare spiaggia Khalaktyrskij, una striscia di sabbia nera vulcanica di 30 chilometri situata non lontano dal capoluogo della regione Petropavlovsk-Kamchatskij. La zona è una rinomata meta di surfisti. Sono stati proprio loro sono stati i primi a lanciare l’allarme la settimana scorsa: dalle loro denunce è emerso che numerosi sportivi, dopo aver sfidato le onde del Pacifico, accusavano problemi alla vista, tanto che ad alcuni sono state diagnosticate ustioni oculari, tosse secca, nausea o febbre alta. Quei malesseri non potevano essere di certo una coincidenza, visto l’alto numero di casi segnalati. A rendere tutto ancora più inquietante si sono aggiunti i ritrovamenti di resti di animali non solo sulla costa di Kamchatka, ma anche delle isole Curili settentrionali, che fanno parte della regione di Sachalin.

Cosa stia accadendo in quel territorio russo ancora non si sa. Dell’oscura vicenda si è saputa anche grazie ai social. Qui, infatti, i surfisti hanno pubblicato foto e video di quel massacro di animali per ora compiuto da mani ignote. Greenpeace Russia ha parlato di una catastrofe ecologica sulla penisola di Kamchatka. Gli scienziati hanno dichiarato che quasi tutta la vita dei fondali marini è stata spazzata via.

"Durante le immersioni, abbiamo scoperto la morte di massa degli organismi a 10-15 metri di profondità: il 95 per cento è morto. Alcuni grossi pesci, gamberi e granchi sono sopravvissuti, ma in numero molto ridotto", ha affermato il ricercatore Ivan Usatov.

Ma il peggio ancora deve venire. Altri scienziati della Riserva naturale di Kronotskij, dell'Istituto di ricerca della pesca e dell'oceanografia della Kamchatka (KamchatNIRO) e della sede locale dell'Istituto di Geografia del Pacifico hanno segnalato un ulteriore pericolo: si teme, infatti, che la morte degli organismi ucciderà i pesci che se ne nutrono.

"Dopo questa immersione posso confermare che c'è un disastro ambientale in corso. L'ecosistema è stato notevolmente minato e ciò avrà conseguenze a lungo termine, poiché tutto in natura è interconnesso", ha detto il fotografo subacqueo Aleksandr Korobok. Quest’ultimo ha annunciato che durante la sua immersione ha riportato ustioni chimiche. Greenpeace ha condotto il 4 ottobre una spedizione nelle acque di Kamchatka esaminando alcune baie a sud di Petropavlovsk-Kamchatskij: in quest’area sono stati ritrovate tracce di inquinamento sotto forma di "macchie di origine ignota", una delle quali si sta muovendo verso i celebri "I vulcani della Kamchatka", sito Unesco.

Il governatore della regione, Vladimir Solodov, ha ordinato agli esperti del Centro idrometeorologico e del ministero per l’Ambiente locali di condurre dei controlli dell’acqua. I campioni hanno dimostrato una concentrazione dei derivati del petrolio quattro volte più alta della norma e quella dei fenoli due volte più alta. L’ipotesi più plausibile per spiegare il disastro, come ha ammesso il ministro per l’Ambiente regionale Aleksej Kumarkov, è che la causa dell’inquinamento possa essere stato uno sversamento di queste sostanze da una nave di passaggio.

Ipotesi, questa, con non trova d’accordo l’ecologo Dmitry Lisitsin di Yuzhno-Sachalinsk, capo dell’organizzazione "Ekologicheskaya vakhta di Sachalin". "Non c’è nulla che punti all’inquinamento da petrolio come causa di questi eventi", ha dichiarato a Ilfatto.it. "Il petrolio- ha aggiunto- è più leggero dell’acqua e forma una pellicola sulla sua superficie, ha un odore caratteristico e causa la morte soprattutto di uccelli e non dei pesci o organismi del fondale, come in questo caso”. Ma vi è un altro elemento importante. Secondo l’ecologo i derivati del petrolio non sono altamente tossici e non possono aver portato ad avvelenamenti di massa degli animali. Per questo l’esperto ipotizza che nell’acqua deve essere stati immesso"un veleno molto forte che uccide organismi viventi". Quale? Secondo Lisitsin si potrebbe trattare di alcuni componenti altamente tossici del carburante per i razzi stoccati nel vicino poligono militare Radygino.

È a causa di strutture come questa che la Kamchatka è stata chiusa al pubblico fino alla caduta dell'Urss prima di diventare una meta amata dai turisti per la sua natura selvaggia el a ricca fauna che comprende balene e orsi. Ma per spiegare cosa sta accadendo in quel remoto territorio russo vi è anche un’altra versione citata dal sito locale Kam24.ru che indica una possibile perdita dal sito dell’interramento dei pesticidi del poligono Kozelskij.

Da Mosca c’è malcontento verso le autorità locali per come è stato gestito il disastro ambientale. La vice presidente della Duma, Irina Yarovaya, ha criticato il lavoro degli enti locali e ha portato nella capitale 143 chili di materiale da esaminare nei laboratori moscoviti. Lo scorso 5 ottobre il ministro per le Risorse naturali e l’ecologia russo, Dmitrij Kobylkin, ha reso pubblico che dai risultati preliminari di queste analisi appare poco probabile che la causa del disastro sia legata all’inquinamento industriale. "Dopo le tempeste c'è un aumento della tossicità dei microrganismi in questa zona che provoca cambiamenti nel (contenuto di) ossigeno", ha assicurato in un'intervista a Rossija 24.

Tante ipotwsi ma ancora nessuna risposta chiara sul disastro ambientale che sta sconvolgendo una delle più suggestive Regioni della Russia.

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