Cambridge Analytica, la raccolta dati iniziò con la supervisione di Bannon

Nel 2014 Bannon avviò il progetto: voleva costruire profili dettagliati di milioni di elettori americani. E Wylie rivela: "I russi sapevano del nostro data mining"

Cambridge Analytica, la raccolta dati iniziò con la supervisione di Bannon

Era gli stessi capi di Cambridge Analytica a vantarsi di aver svolto un ruolo chiave nell'elezioni di Donald Trump alla Casa Bianca. "Per supportare i nostri clienti - diceva il ceo Alexander Nix, registrato segretamente durante un reportage sotto copertura dell'emittente britannica Channel 4 News - abbiamo - usato pubblicità "non attribuibile e non tracciabile". Ora il cda della società ha sospeso Nix "con effetto immediato, in attesa di una indagine indipendente e completa". Ma nuovi particolari sullo scandalo gettano altre ombre. Come riporta il Washington Post, Chris Wylie ha infatti rivelato che fu l'ex stratega di Trump, Steve Bannon, a supervisionare i primi tentativi di Cambridge Analytica di raccogliere dati su Facebook come parte di un ambizioso programma per costruire profili dettagliati di milioni di elettori americani.

"Non sapevo di sostenere la candidatura di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti". In una intervista alla Reuters Wylie, l'informatico 28enne cha ha svelato come Cambridge Analytica sfruttava i dati personali raccolti su Facebook tramite un'app per creare pubblicità mirate e manipolare, tra le altre, la campagna elettorale americana, accende una nuova luce su Bannon: "Forse solo lui sapeva... noi cercavamo di essere neutrali. Trattavamo ogni Paese allo stesso modo". Bannon è l'ideologo della destra radicale poi diventato lo "stratega" di Trump alla Casa Bianca. Nel 2014 si trovava, appunto ai vertici di Cambridge Analytica. A volerlo lì sarebbe stato proprio il miliardario Robert Mercer, proprietario di Cambridge Analytica che, a sua volta, appartiene al gruppo Strategic Communication Laboratories (Scl).

Ricostruire tutti i passaggi di questo scandalo non è facile. Non mancano, infatti, le contraddizioni. Nelle conversazioni registrate segretamente, Nix afferma di aver incontrato Trump "molte volte", mentre un altro membro anziano dello staff ha detto che l'azienda era dietro la campagna pubblicitaria della "sconfitta disonesta Hillary". "Mettiamo semplicemente le informazioni nel flusso sanguigno di Internet per poi vederlo crescere, dargli una piccola spinta ogni tanto nel tempo per vederlo prendere forma", ha detto l'esecutivo della società. "E così questa roba si infiltra nella community online, ma senza branding, quindi non è attribuibile, non è tracciabile". Alla Reuters, però, Wylie ha detto chiaramente che Cambridge Analytica informò i russi sul data mining che gli consentiva di "fare previsioni su cosa poteva influenzare le intenzioni politiche".

Su cosa il Cremlino ne abbia fatto o se possa aver utilizzato lo stesso algoritmo per la delineazione accurata dei profili di Cambridge Analytica, a nessuno è dato saperlo. "Ma ci interfacciavamo con i russi - ha raccontato Wylie - lavoravamo con un professore che andava e veniva dalla Russia".

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