Centrafrica, i ribelli musulmani danno vita a una repubblica indipendente

Alla vigilia delle elezioni presidenziali, in Repubblica Centrafricana la situazione precipita inesorabilmente, i ribelli della Seleka hanno dato vita a una repubblica autonoma nel nord est del Paese, dividendo così lo stato su basi etniche e religiose

Centrafrica, i ribelli musulmani danno vita a una repubblica indipendente

Era lo scenario che tutti gli analisti e le principali autorità politiche e religiose scongiuravano: la separazione della Repubblica Centrafricana in due realtà territoriali, una a maggioranza islamica e l'altra cristiana e animista. Ciò che sembrava potesse essere l'ipotesi peggiore e difficile anche da contemplare e prevedere nel concreto, ecco che invece si è in parte verificata.

Ad un mese della visita pontificia e alla vigilia delle elezioni presidenziali, Noureddine Adam il leader di una delle fazioni che componevano l'armata della Seleka, ha proclamato la nascita della Repubblica di Logone. Leggendo il comunicato diffuso da quello che il governo considera il '' nemico pubblico numero del Paese'' si scopre che l'obiettivo primo del guerrigliero centrafricano è creare una zona autonoma sotto il suo controllo e una volta appurati i confini del suo emirato personale , puntare all'indipendenza.

La dichiarazione è stata accolta come una minaccia di guerra dal governo centrafricano, ma intanto quello che è certo è che la regione a cui appartiene la città di Kaga Bandoro, a nord est di Bangui, non risponde più alle autorità centrali. E non è il solo problema che sta affrontando il Paese, falcidiato ormai da tre anni di guerra civile.

Il 13 dicembre si è svolto infatti il referendum costituzionale, e non sono mancati incidenti con morti e feriti nelle vie della capitale, il 27 si dovrebbero svolgere invece le elezioni presidenziali.

Il clima di tensione nelle vie cittadine e l'opposizione dei gruppi legati alla Seleka , fa presagire però che la chiamata alle urne non sarà il primo passo per la concreta pacificazione del Paese, ma piuttosto l'ennesimo tentativo di riconciliazione fallito, in una nazione in balia di se stessa e trascinata sempre più verso un'inesorabile deriva senza approdi.

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