Un paradosso tutto americano: muore anche il libero mercato

Le aziende motivano il loro mancato pagamento dei canoni per lo più denunciando il forte calo degli affari dovuto all’emergenza-coronavirus

Un paradosso tutto americano: muore anche il libero mercato

Negli Stati Uniti, la crisi economica derivante dall’epidemia di coronavirus sembra avere messo in condizione di non potere più pagare l’affitto non solo i piccoli negozianti, ma anche i grandi marchi del lusso. A saltare le rate delle locazioni sono infatti ultimamente anche compagnie finanziariamente solide e con grandi riserve di capitali. La crisi occupazionale, principale conseguenza del blocco delle attività non essenziali decretato in alcuni Stati federati in nome della prevenzione nei contagi, ha finora fatto perdere il lavoro a circa 22 milioni di americani, dando così vita a un vero e proprio paradosso: il collasso del mercato nella patria del libero mercato.

Secondo Dagospia, che cita un articolo de La Repubblica, nel recente elenco delle aziende a stelle strisce insolventi nei confronti dei proprietari degli immobili che ospitano le vetrine delle prime vi sono appunto anche griffe come Louis Vuitton, i negozi di biancheria intima chic Victoria' s Secret, le palestre per ricchi Equinox e il colosso dei mangimi per animali Petco.

Il portale web dà quindi risalto alla motivazione fornita dal gruppo Equinox a sostegno della propria presunta impossibilità di pagare gli affitti a carico dei rispettivi centri-fitness sparsi negli Usa.

Secondo i rappresentanti di tale azienda, di proprietà del magnate pro-Trump Stephen M. Ross e che vanta 106 esclusive location distribuite sul territorio nazionale, sarebbe per loro impossibile pagare le locazioni poiché sarebbero “stati costretti a congelare gli abbonamenti, ma stanno pagando ugualmente i loro impiegati: e dunque non possono permettersi gli affitti”.

Dopo avere riportato la zoppicante giustificazione fornita dai danarosi vertici di Equinox, il sito creato da D’Agostino mette in evidenza un’altra motivazione anti-affitti, quella rilasciata dai responsabili di Petco.

La società specializzata in mangimi per animali, i cui negozi non sono stati chiusi dai governatori statali in attuazione delle restrizioni anti-coronavirus perché considerati “attività essenziali”, ha unilateralmente provveduto a ridurre del 75% i canoni gravanti sulle proprie location.

A sostegno della loro autonoma scelta, i rappresentanti del gruppo i questione, citati dal medesimo organo di informazione italiano, hanno dichiarato: “Gli affari sono crollati del 50% e abbiamo dovuto chiudere tutti i servizi di toilette per cani”.

La stessa tesi relativa alla pesante riduzione del volume d’affari in conseguenza dello stato d’emergenza dichiarato in molte entità federate è stata sostenuta da Staples, grande catena americana di prodotti per uffici. Anche i suoi negozi, come quelli di Petco, sono rimasti aperti, ma ha unilateralmente deciso di sospendere il pagamento di debiti e affitti.

Le irritanti scuse fornite da tali colossi per non onorare gli impegni finanziari con i proprietari degli immobili stanno spingendo questi ultimi, più inclini a condonare i canoni nei riguardi dei piccoli commercianti, a ricorrere ai tribunali.

Tuttavia, precisa Dagospia, alcuni governatori, come quelli di Ohio, Winsconsin e California, hanno recentemente varato normative penalizzanti verso i creditori infuriati.

In base alle controverse regolamentazioni statali, “non si potrà sfrattare chi non paga l'affitto durante il lockdown”.

A vantaggio dei giganti del lusso morosi, inoltre, gioca anche il fatto che, qualora i primi dovessero venire citati in giudizio dai titolari degli immobili, potrebbero sempre addurre la natura eccezionale della pandemia per motivare il loro mancato pagamento dei canoni.

Presentando l’epidemia di coronavirus come un evento di forza maggiore, i colossi incriminati potrebbero agevolmente ottenere dai giudici, se non l’assoluzione, almeno forti sconti sulle sanzioni da versare a coloro che li citeranno in giudizio per inadempienze contrattuali.

Nel frattempo, la patria del libero mercato diventa

sempre più prigioniera di un tragico paradosso, causato dall'avvento del coronavirus: libertà economica ingabbiata proprio dove tale fondamentale diritto è stato proclamato quale fondamento della società.

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