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"Abbiamo perso i motori". E l'aereo si inabissò nel mare di Palermo

Il 6 agosto 2005 il volo Tuninter, decollato da Bari e diretto a Gerba, è costretto ad ammarare a causa dello spegnimento improvviso dei motori. Quel giorno persero la vita 16 dei 39 passeggeri diretti in Tunisia

 "Abbiamo perso i motori". E l'aereo si inabissò nel mare di Palermo

Non siamo in grado di raggiungere la terra… abbiamo perso entrambi i motori! Mandateci degli elicotteri… veloce, veloce!”. La voce concitata che i controllori di volo ricevono è quella del comandante del volo 1153 della compagnia charter Tuninter, che il 6 agosto alle ore 12.32 decolla dall’aeroporto di Bari con destinazione Gerba, nota meta turistica tunisina. L’aereo, un Atr-72, dopo aver constatato una serie di gravi anomalie ai motori, è costretto a effettuare un ammaraggio al largo dell’aeroporto Punta Raisi di Palermo. A seguito dell’incidente perdono la vita 16 delle 39 persone a bordo, mentre 11 sopravvivono all'impatto.

L’incidente

Il volo Tuninter 1153 decolla senza problemi da Bari e continua il suo volo in modo regolare per altri 50 minuti, quando improvvisamente si spegne il motore destro. Immediatamente i piloti contattano il traffico aereo, chiedendo di portare il velivolo da 23.000 piedi a 17.000, ma alle 13.23 si spegne anche il motore sinistro. A questo punto il comandante del volo 1153, nel panico, chiede di poter atterrare all’aeroporto di Palermo, comunicando di avere entrambi i motori in avaria e 1800 chilogrammi di carburante.

Le vittime del volo Tuninter 1153

L'Atr diretto a Gerba inizia così la sua corsa contro il tempo, ma alle 13.33 l’aereo, che si trovava a 20 chilometri da Punta Raisi, a 1200 metri di altitudine, comunica di non essere in grado di raggiungere la terraferma. Sono le 13.37 quando si interrompono le comunicazioni con i controllori di volo e si arresta così la corsa del Tuninter per raggiungere in tempo l'aeroporto di Palermo. "Stiamo per toccare il mare, in nome di Dio!”. Queste sono le ultime parole del comandante, catturate dal registratore di volo, prima dello schianto in mare costretto a un ammaraggio d’emergenza: a causa dell’impatto muoiono 16 persone e 11 rimangono ferite.

Le cause dell’incidente e le indagini

Ma cosa causò l’avaria di entrambi i motori di un velivolo che al decollo non presentava alcun problema? L’Agenzia Nazionale per la Sicurezza del Volo, che si occupò di effettuare lei indagini, rilevò che la strumentazione utilizzata per verificare la quantità di carburante presente sull’aereo era errata: si trattava infatti della strumentazione che si usa per gli Atr-42, non per gli Atr-72.

Gli strumenti di misurazione del livello di carburante per i due modelli sono identici, per dimensione e capacità, ma i serbatoti di un Atr-72 sono diversi da quelli di un Atr-42, che è un modello più piccolo. Pertanto, a seguito delle prove condotte dall’Ansv, venne determinato che il livello di carburante rilevato dalla strumentazione utilizzata, risultava essere superiore a quella effettiva, che era di circa 1800 chilogrammi.

I resti del volo Tuninter 1153

Dopo l’incidente l'Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea effettuò delle modifiche nel protocollo, affinché i due serbatoi non potessero più essere scambiati. Inoltre l’Enac (Ente Nazionale per l’Aviazione Civile) dispose il divieto di volo a tutti i voli della compagnia Tuninter e la verifica di tutti gli Atr presenti in Italia, che terminò senza anomalie. Ma quella del carburante non risultò essere l’unica causa che provocò il disastro: dalla perizia effettuata dopo l’incidente venne fuori che l’aereo presentava diversi elementi non perfettamente funzionanti. Le scatole nere erano obsolete, per questo motivo non si riuscirono ad ascoltare gli ultimi secondi prima dello schianto in mare. Ma non è tutto: da ciò che emerge dalla perizia un pilota si era rifiutato di salire a bordo in un volo precedente, perché il carrello anteriore presentava dei problemi e, nonostante ciò, non era ancora stato sostituito.

La conclusione delle indagini

Le indagini, che si conclusero a gennaio 2008, determinarono che la causa primaria dell’incidente occorso al volo Tuninter fu l'esaurimento del carburante. Rimase però da stabilire se ci fossero altre cause che scatenarono la tragedia. Gli inquirenti stabilirono che furono commessi errori da parte dell’equipaggio, il quale non rispettò le procedure operative per la verifica del combustibile presente a bordo. Venne appurato inoltre che contribuì all’incidente anche lo scarso addestramento del personale di terra e l’insufficiente controllo del livello del combustibile da parte della compagnia Tuninter. Infine anche i piloti che sopravvissero all’incidente furono ritenuti responsabili dell'accaduto. Se questi avessero eseguito le procedure previste, sarebbero potuti atterrare a Palermo in planata.

Il processo

Il pilota Chafik Gharby

L’udienza preliminare si aprì il 28 febbraio 2008 e vide imputate nove persone per i reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo e lesioni colpose gravissime. Il 23 marzo 2009 fu emessa la sentenza che condannò a 10 anni di reclusione il comandante del volo Chafik Gharby e il pilota Ali Kebaier e 9 anni per il direttore generale della Tuninter Moncef Zouari e il direttore tecnico Zoueir Chetouane. Condannati a 8 anni il responsabile del reparto di manutenzione Siala Zouehir, il meccanico Nebil Chaed e il responsabile della squadra manutenzioni Rhouma Bal Haj. Come si legge su Bari Today, a seguito dell’appello, ad aprile 2013 le pene vennero ridotte. Le condanne più pesanti sono andate al comandante Chafik Gharby (6 anni e 8 mesi) e al pilota Ali Kebaier (6 anni).

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