
I punti chiave
Esistono delle vicende del passato sulle quali si hanno poche informazioni ma il cui impatto è tuttavia enorme. Tale è la storia del bimotore adibito al trasporto postale che nel 1961 si schiantò in piena Campania Felix in una giornata di raccolto. Vicende come questa, in cui perse la vita l'equipaggio ma furono salve le persone a terra, spingono a interrogarsi: accadde tutto per caso o il comportamento dell’equipaggio fu eroico?
L’aereo
Il velivolo protagonista di questa storia era un bimotore Marchetti Siai 102, come detto adibito al trasporto postale: nello specifico, oltre alla posta, consegnava i quotidiani de Il Giorno, del quale l'aereo recava la testata sulla fiancata. Il pilota si chiamava Carlo Saporito, aveva 40 anni e da 6 mesi era in congedo, alla fine della sua carriera militare. Con lui c'era il secondo pilota, un 48enne motorista di nome Angelo Arduino.
Lo schianto
Le campagne tra Parete e Giugliano in Campania sono storicamente dedicate all'agricoltura degli alberi da frutto. O almeno così era nel 1961, all'epoca di questo incidente aereo. Non è un dettaglio di poco conto, perché tornerà più avanti in questa storia. Il 22 ottobre 1961, il già citato bimotore Marchetti era partito all'alba dall'aeroporto di Capodichino a Napoli, ed era diretto all'aeroporto di Ciampino a Roma, con il proprio carico di posta e quotidiani.
Poco dopo il decollo tuttavia, Saporito aveva contattato la torre di controllo di Capodichino, comunicando un problema di controllo del motore. Capodichino aveva ordinato di invertire la rotta e il pilota aveva eseguito, o meglio aveva cercato di farlo, ma il velivolo perdeva sempre più quota, finché, dopo aver sfiorato alcuni alberi da frutto, si era schiantato con il muso nel terreno, sebbene in un punto dove non erano presenti i contadini al lavoro in quel momento.
Eppure nei dintorni era pieno di contadini al lavoro, contadini salvi per miracolo che accorsero attoniti cercando di capire se prestare un primo soccorso. Intanto giunsero sul posto anche i carabinieri, sia quelli della caserma di Aversa che quelli della caserma di Parete, la polizia e i vigili del fuoco di Aversa, oltre che membri dell'areonautica militare dell'aeroporto di Capodichino: tutti al lavoro per cercare di comprendere le ragioni dello schianto.
Le cause
Le poche informazioni a disposizione su questa storia che sembra appartenere a un passato molto lontano - anche se gli incidenti aerei continuano a capitare, ma controlli e norme fanno sì che il fenomeno sia molto più raro, statisticamente parlando, rispetto a decenni fa, quando si volava meno ed era più pericoloso. Non si sa come andarono a finire le indagini aperte sull'incidente, ma tutto fa pensare che si trattò di un'avaria al motore, sebbene non se ne conosca la causa primaria.
Quel poco che resta è legato ai quotidiani dell'epoca che raccontarono questa vicenda che a un tempo rappresentava un incidente aereo ma anche una morte sul lavoro. L'intera storia è stata riportata da Enzo Della Volpe su un free press locale, Nero su Bianco, che ha raccolto questa memoria storica: “I testimoni raccontano che, prima dello schianto dell’aereo, questi aveva roteato, notando che l’elica del motore di sinistra era ferma.
Fortuna volle che il bimotore sfiorò le cima degli alberi di melo tenendosi lontano dai contadini intenti a lavorare. Fu visto pure che uno dei due dell’equipaggio stava tentando di lanciarsi dal finestrino, ma non gli riuscì”.