Bombardieri cinesi hanno effettuato per la prima volta atterraggi su una delle basi costruite sulle isole del Mar Cinese Meridionale, area contesa che Pechino pretende sia considerata parte integrante del territorio nazionale.
Lo ha reso noto la stessa Aeronautica militare cinese, senza specificare quale sia stata la base interessata. L'episodio conferma che Pechino sta approfittando dello spostamento dell'attenzione internazionale sulla crisi nucleare coreana per accelerare il proprio programma di militarizzazione delle isole artificiali che ha costruito negli ultimi due anni partendo da scogli e barriere coralline che punteggiano il Mar Cinese Meridionale.
Il linguaggio utilizzato nel comunicato è significativamente bellicoso. Le esercitazioni sono state organizzate «per migliorare la nostra capacità di raggiungere qualsiasi territorio, condurre raid in qualsiasi momento e colpire in tutte le direzioni», si precisa sottolineando che si tratta di esercitazioni «per il Pacifico occidentale e la battaglia per il Mare della Cina Meridionale».
Su quel mare si affacciano numerosi Paesi che avanzano rivendicazioni territoriali: Vietnam, Filippine, Malaysia, Taiwan e perfino il piccolo sultanato di Brunei. Ma il presidente cinese Xi Jinping ha deciso da diversi anni ormai che tutta quella regione marittima dovrà essere solo cinese, e per suo ordine tutte le carte geografiche riportano in quel mare i famosi «nove trattini» che delimitano l'area di sovranità che la Cina si è autoattribuita.
La trasformazione di scogli e isolette in basi militari navali dotate di piste d'atterraggio rappresenta lo strumento per far diventare irreversibile la «cinesizzazione» del Mar Cinese Meridionale, con ovvie e pesanti conseguenze di natura geostrategica ed economica.
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