Ebola, altro che sicuri: ancora un'infermiera contagiata in Occidente

Aveva curato il "paziente zero" morto a Dallas, ora è malata. Eppure dicevano che i nostri ospedali sono al riparo da rischi

Ebola, altro che sicuri: ancora un'infermiera contagiata in Occidente

«Si è infettata un'altra infermiera con il virus Ebola? E allora? Avrà fatto qualcosa di sbagliato, anch'io mi sono punto con un ago usato da un sieropositivo. Sono i rischi del mestiere..». Al Sacco di Milano l'infettivologo di guardia non dà peso all'ultima notizia arrivata dall'America. In Italia Ebola non è ancora arrivata ma gli esperti sono pronti ad affrontarla. E anche se si infilano tute come scafandri e guanti e occhiali e copri- scarpe, sanno di correre il rischio di infettarsi per disattenzione o per sfortuna. Com'è accaduto in Texas. Dopo la signora Ramos, infermiera di Madrid, anche una sua collega a Dallas si è beccata il virus mentre era al capezzale del liberiano Thomas Duncan, il primo caso di Ebola diagnosticato negli Stati Uniti, il «paziente zero» stroncato dal virus contratto in Liberia. Le due infermiere sono ricoverate entrambe in terapia e in isolamento sconfortate dal fatto di essere incappate nell'infezione nonostante le protezioni e i protocolli adottati in ospedali che dovevano essere a prova di contagio.

Sarà, ma intanto sono già due i casi di malati «indiretti», quelli cioè che non hanno mai messo piede in Africa. Due infermiere contagiate su un totale di tre pazienti curati in Occidente (due in America, Duncan e un missionario, e uno in Spagna). E viene da pensare: non è che Ebola è un virus più infettivo di quello che ci lasciano intendere? Come possono essere state contagiate due infermiere in ospedali super-accessoriati se avevano usato le precauzioni sanitarie previste dal protocollo? La risposta va trovata nei fatti. A Dallas, l'Health Presbyterian Hospital era sicuro che l'infermiera aveva rispettato tutte le rigorose procedure di sicurezza. Ma Thomas Frieden, direttore del Centro per la Prevenzione ed il controllo delle Malattie di Atlanta (Cdc), ha ipotizzato che la causa del contagio dell'infermiera potrebbe essere stata «il mancato rispetto delle regole di sicurezza durante l'intubazione dei reni per la dialisi di Duncan». Un dettaglio che ha spinto perfino il presidente Obama a intervenire per raccomandare il rispetto delle procedure.

In attesa di fare chiarezza sul come e perché è avvenuto il contagio, Frieden avverte però che tutti coloro che hanno avuto contatti con il liberiano-americano nell'ospedale di Dallas sono considerati a rischio di contagio. «Sfortunatamente – ha aggiunto il direttore del Cdc - sono possibili nei prossimi giorni altri casi».

L'America ha i brividi per la paura. E pure l'Europa. Teresa Romero, l'infermiera spagnola che si è preso cura del missionario Manuel Garcia Viejo e risultata positiva all'Ebola, ha ammesso in un'intervista che forse il contagio è avvenuto mentre si sfilava la tuta protettiva dopo i trattamenti sul paziente.

Ma uno dei medici dell'ospedale, German Rodriguez, sostiene che la donna potrebbe essersi toccata il viso mentre indossava ancora i guanti protettivi. Insomma, piccole, dramamtiche, sviste che fanno capire quanto sia difficile gestire il virus a distanza ravvicinata. Per fortuna il bollettino medico di ieri dice che la donna è in leggero ma costante miglioramento.

Ma il problema resta un altro. La donna, pur con una leggera febbre, ha partecipato a un esame professionale con altri candidati. E quanti di questi sono stati a stretto contatto con l'infermiera già ammalata? Per il momento a Madrid sotto osservazione ci sono 16 persone ma non è escluso che il numero possa aumentare.

Le precauzioni, del resto, sono diventate planetarie. Israele, per esempio, ha deciso di aumentare i controlli sui viaggiatori in arrivo nel paese dalle aree più colpite dal virus Ebola: Liberia, Guinea e Sierra Leone.

Anche in Kenya c'è preoccupazione dopo che una passeggera proveniente dal Sud Sudan è morta nella notte con sintomi simili a quelli causati dall'Ebola, poco dopo l'arrivo nel paese.

L'episodio ha causato il panico in aeroporto, che si è svuotato per ore dopo la morte della passeggera. L'Organizzazione mondiale della sanità ha classificato il Kenya come Paese ad alto rischio per l'epidemia che ha già causato oltre quattromila vittime in Africa occidentale.

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