Mondo

"La Francia si muove da sola". Così l'Italia ha perso influenza in Libia

Sancito il fallimento dei governi italiani. Da Monti in poi Roma ha perso l'influenza nel Nord Africa. E ora quel vuoto viene colmato dai francesi

Membri delle milizie libiche impegnati nella battaglia di Sirte
Membri delle milizie libiche impegnati nella battaglia di Sirte

"La Francia si sta muovendo da sola". All'indomani del vertice a tre tra il presidente Emmanuel Macron, il presidente del Consiglio presidenziale libico Fayez Serraj e il comandante dell'esercito nazionale libico Generale Khalifa Haftar, esplode la polemica contro il governo italiano che sta lasciando mano libera ai francesi di "colonizzare" la Libia abbandonando così la sfera di influenza nel nordafrica e, soprattutto, la gestione del petrolio in quell'area. Per Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica e oggi presidente della Fondazione Icsa, il cuore del problema è a Roma. "Oggi - spiega a Repubblica - l'Italia è più debole in quell'area".

Il 17 febbraio 2012, a Bengasi, Finmeccanica presentò a una delegazione del governo libico un piano per controllare le frontiere terrestri e marittime. Come spiega Tricarico, avevano previsto rilevazioni dallo spazio affidate alla costellazione di satelliti italiani Cosmo-SkyMed. "Con quattro o cinque rivoluzioni giornaliere - spiega a Repubblica - i satelliti erano in grado, attraverso un’applicazione che si chiama change detection, di rilevare le tracce di un solo cammello, meglio delle immagini fotografiche. In altre parole, era possibile rilevare ogni movimento nei tratti desertici inquadrati. Il piano era modulare, se implementato per intero avrebbe permesso di 'blindare' le frontiere libiche". Il piano potrebbe essere attuato anche oggi, ma quello che è venuto a mancare è il coordinamento tra i Paesi dell'Unione europea.

Per tenere sotto controllo i flussi migratori l'Italia aveva già concordato nel 2012 un piano con il governo libico. Secondo Tricarico, "gli elementi di quell’accordo restano e potrebbero essere ripresi utilmente, anche perché l’Europa fatica a trovare una politica comune che aiuti il nostro Paese". Tuttavia, spiega ancora, "la fragilità del sistema politico non permette di dargli piena attuazione". Basterebbe un accordo politico. Che, però, non arriva. Secondo l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, "ci sarebbe bisogno solo di un centro di controllo che potrebbe sorgere nella zona dove agisce il governo di Serraj".

Purtroppo, da una parte "manca la concertazione europea", dall'altra "il ruolo dell’Italia in quella zona è indebolito per la mancanza di un ambasciatore in Egitto" dopo il brutale omicidio di Giulio Regeni.

Commenti