Giornalista turca condannata privata dei diritti di tutela legale sui due figli

Lavorò su un caso che implicava l'intelligence per il trasferimento d'armi in Siria

Can Dündar, ex direttore di Cumhuriyet, in tribunale a Istanbul
Can Dündar, ex direttore di Cumhuriyet, in tribunale a Istanbul

Sono tre storie parallele quelle di Can Dündar ed Erdem Gül e quella di Arzu Yıldız. Tutti e tre giornalisti, sono sotto accusa per uno scoop che aveva svelato come in Siria arrivassero carichi di armi nascosti su mezzi dell'intelligence turca.

Una notizia che a Dündar e Gül, direttore e responsabile da Ankara del giornale di sinistra Cumhuriyet, è valsa diversi mesi di carcere e una prima condanna, rispettivamente a cinque anni e dieci mesi e cinque anni di carcere, per avere violato un segreto di Stato e che molto sta costando anche alla Yıldız. Dündar è anche sfuggito a un tentativo di attentato.

Se i primi due sono accusati per avere pubblicato nel 2014 le prove di quel traffico d'armi, destinato a una delle molte fazioni ribelli che combattono in Siria contro il regime di Bashar al-Assad, la storia di Arzu Yıldız, non a caso giudicata a parte, è diversa eppure altrettanto grave.

La sentenza di condanna

La giornalista è stata condannata a venti mesi di carcere e alla revoca dei suoi diritti sui figli - è sposata e ha due bambini - per avere violato la riservatezza di un processo, pubblicando video che mostravano l'udienza a quattro procuratori accusati di avere ordinato l'ispezione ai camion dell'intelligence diretti verso la Siria.

La Reuters, che ha potuto esaminare una copia della sentenza per la Yıldız, ha confermato che, rifacendosi a un articolo del codice penale che permette al tribunale di togliere determinati diritti a chi viene condannato al carcere, vi si legge della privazione del diritto di tutela legale nei confronti dei bambini. Una decisione che ora passerà per il tribunale d'Appello.

Le autorità turche hanno nei mesi scorsi confermato che i camion dell'intelligence erano destinati alla Siria. L'accusa mossa da più parti a Erdoğan è che quelle armi siano finite nelle mani di gruppi jihadisti, se non direttamente degli uomini del sedicente Stato islamico.

Il presidente turco sostiene che fossero "aiuti" destinati ai turcomanni, vicini ad Ankara per ragioni etniche.

Secondo le autorità turche la procura non aveva l'autorità per ordinare l'ispezione del carico. Intanto la Yıldız è stata condannata a venti mesi.

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