"Schedato chi cerca porno online". È giallo in Bangladesh

Il governo del Bangladesh annuncia una stretta sui siti hot ma scoppia la polemica sulla lista pubblica di aficionados del porno smentita dal ministro: "Non è mai stata questa la nostra intenzione"

"Schedato chi cerca porno online". È giallo in Bangladesh

Niente porno per gli internauti bengalesi. Però scoppia il caso: il ministro alle telecomunicazioni avrebbe annunciato la compilazione (e la successiva pubblicazione) di una lista con tutti i nomi degli aficionados della pornografia online. Ma dopo qualche ora il governo e proprio lo stesso ministro smentiscono categoricamente: “Non pubblicheremo i nomi dei consumatori di pornografia”.

Il Bangladesh ha deciso una stretta moralista sul web. Basta contenuti spinti, basta immagini oscene, basta filmati pornografici. Internet deve diventare un posto sicuro, tranquillo e moralmente ineccepibile. Il governo, e nello specifico il ministro Halim Tarana ha annunciato, già a fine novembre l’imposizione di regole più stringenti e di vere e proprie restrizioni all’accesso sulle piattaforme porno. Allo studio le misure per impedire ogni tipo di collegamento a questi sito per i minorenni e diversi incontri operativi in cui i responsabili dello studio hanno individuato una lista di siti da bloccare.

La questione vera, però, è esplosa quando su diversi giornali è apparsa la notizia secondo cui il ministro Tarana avrebbe chiesto ai nerd degli staff governativi di individuare gli indirizzi IP, gli account e tutti gli identificativi degli utenti fruitori di pornografia online. Se ne sarebbe dovuta fare una lista da pubblicare. Addirittura, a corredo della notizia, alcune dichiarazioni attribuite allo stesso ministro che avrebbe confidato sulla forza deterrente della “lista” per tagliare le gambe, definitivamente, alle piattaforme hot del web bengalese.

Tempo qualche ora e subito è arrivata la smentita. “Non è possibile compilare una lista del genere né abbiamo mai avuto intenzione di provarci. Sì, è stata riunita una commissione di esperti.

Ma a loro abbiamo chiesto di bloccare i siti che operano dal territorio bengalese. Certo, non riusciremo mai a bloccare tutta la pornografia che arriva sul web da ogni parte del mondo ma se riusciremo a fermare anche solo il 70% di questa, il nostro popolo ne trarrà beneficio”.

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