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I ribelli dicono no all'Onu, in Yemen si combatte ancora

Le forze armate del governo yemenite hanno appena respinto con successo un attacco delle forze sciite dei ribelli a Taiz

A ovest della cittadina di Taiz, Yemen, le forze armate del governo hanno appena respinto con successo un attacco delle forze sciite dei ribelli, seguaci dell'imam Abdel Malik al Houthi. L'emittente televisiva qatariota Al Jazeera riporta che l'attacco consisteva in un raid di missili balistici contro la caserma della 35ma brigata delle forze corazzate nazionali. Mentre il governo può considerare l'aver respinto l'icursione sciita come una vittoria, i ribelli sostengono di essere riusciti, uccidendo mezza dozzina di soldati governativi, a conquistare alcune posizione e alture strategiche nei dintorni della città.

Uno dei razzi sparati su Taiz dai ribelli avrebbe mancato l'obbiettivo principale, la caserma, e sarebbe caduto su una casa uccidendo una bambina di appena 13 anni.

Con le forze Nato e Onu impegnate in Kuwait nella salvaguardia delle negoziazioni tra il governo e i ribelli yemeniti, la situazione al di là del confine, in Yemen appunto, non cambia e gli scontri tra governo e ribelli continuano. Questo fine settimana le forze sotto il comando dell'imam al Houthi hanno conquistato diverse posizioni governative nel sud del paese, nella provincia di Lahaj. I miliziani, fedeli al presidente deposto Ali Abdullah Saleh, sono inoltre riusciti a impadronirsi di una postazione strategica del quartiere di al Qabita in seguito a un sangunoso scontro con le forze del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi. Il monte Iliyas, altura di importanza tattica e strategica a cavallo delle provincie di Lahaj e Aden, sarà porpabilmente il prossimo obbiettivo dei seguaci dell'Imam, i quali nel fine settimana hanno fatto enormi progressi nell'avvicinamento al monte, nonostante i raid aerei dei caccia dell'aeronautica della Coalizione Araba.

Proprio Ali Abdullah Saleh, ha minacciato ieri di"far continuare questa guerra civile altri 10 anni" in un incontro pubblico nella capitale Sanàa. Saleh ha aggiunto di voler continuare a "sostenere l'alleanza con al Houthi per il governo di fatto del paese" descrivendo come "fallimentari" i tentativi di negoziazione di pace in Kuwait. Il presidente deposto ha però ammesso che in questo anno di guerra le forze ribelli del suo partito hanno subito gravi perdite, più di 6mila uomini.

Intanto però, si iniziano a creare delle divergenze a tra i capi dei gruppi ribelli, sopratutto nel gruppo Ansar Allah. Le differenze tra i leader del gruppo di milizie sono dovute al piano proposto dall'Onu per trovare una soluzione politica e pacifica alla crisi nello Yemen. Come cita il quotidiano al Sharq al Awsat in un primo momento alcuni capi del gruppo sciita in Kuwait avevano accettato le linee guida dell'inviato Onu, Ould Sheikh Ahmed. Decisione però immediatamente ritirata dopo che diversi capi situati i Yemen hanno rifiutato i negoziati e respinto la soluzione, creando appunto, un sapccatura nelle gerarchie ribelli. Tra i leader che si dicono contrari alla risoluzione 2216 delle Nazioni Unite proprio l'imam al Houthi il quale non sembra capace di mantenere l'ordine e controllare le divisioni interne e della delegazione in Kuwait.

Dopo i cambiamenti recenti della situzaione yemenita il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, sabato si è recato in Kuwait per provare a a salvare le trattative di pace con i ribelli che proseguono da settimane senza alcun successo. L'obietivo di Ban Ki Moon, come riferisce l'emittente televisiva emiratina al Arabiya, è di evitare che le trattaive falliscano definitavemnte e di proseguire nei colloqui tra le parti per altri due mesi per raggiungere una soluzione complessiva di comune accordo.

L'ostacolo più grande è quello di riuscire a riportare alla ragione la delegazione di al Houthi in seguito al perentorio rifiuto della road map proposta dalle Nazioni Unite.

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