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Isis sotto assedio: ucciso anche il braccio destro di al-Baghdadi

I militari statunitensi assieme alle forze curde hanno eliminato Abu al-Hassan al-Muhajir, portavoce dell'Isis e braccio destro del "Califfo"

Isis sotto assedio: ucciso anche il braccio destro di al-Baghdadi

Le milizie curde dell'Ypg riferiscono che un'operazione effettuata in concerto con militari statunitensi ha portato all'uccisione del braccio destro di al-Baghdadi nonchè portavoce dell'Isis, Abu al-Hassan al-Muhajir. L'attacco è avvenuto ad Ayn al-Bayda, nei pressi della città di Jarablus, provincia di Aleppo.

Il comandante delle Forze Democratiche Siriane (SDF), generale Azloum Abdi, ha reso noto che l'eliminazione di al-Mujahir è la continuazione della precedente operazione che ha portato all'uccisione del leader dell'Isis, Abu Bakr al-Baghdadi, nei pressi di Idlib.

Secondo le prime ricostruzioni fornite da al-Jazeera, oltre ad al-Mujahir vi sarebbero altri quattro jihadisti morti non ancora identificati. Il gruppo si trovava a bordo di un convoglio formato da due veicoli. Il portavoce delle SDF, Mustafa Bali, ha ipotizzato che al-Muhajir si trovasse nella zona per facilitare l'ingresso di al-Baghdadi nella zona nota come "Euphrate Shield area", a ridosso del confine turco, dove sono appunto attive milizie siriane filo-turche.

Abu al-Hassan al-Muhajir, considerato il braccio destro di al-Baghdadi, veniva nominato portavoce dell'Isis nel 2016. La sua reale identità risulta ignota anche se si è ipotizzato in più occasioni l'eventualità che si tratti di uno straniero, un non-siriano, in relazione all'alias "al-Mujahir", ovvero "l'emigrante".

A questo punto non si può escludere che l'eliminazione di Abu Bakr al-Baghdadi al-Baghdadi, avvenuta nella notte tra sabato e domenica, sia solo l'inizio di una serie di esecuzioni mirate, le cosiddette "targeted killings", messe in atto da Washington per decimare i piani alti dell'Isis prima di lasciare la Siria, un'opzione che andrebbe a genio a tutti, Russia, Iran, governo siriano, Israele, un po' meno a Erdogan che si è però visto costretto ad accettarne le condizioni. Lo ha del resto spiegato egregiamente oggi il giornalista e reporter di guerra, Gian Micalessin:"...grazie anche a molte informazioni di fonte curda, sono enumerate tutte le connivenze dell'alleato (turco) con lo Stato Islamico".

Prove sbattute in faccia a Erdogan lo scorso 17 ottobre. A questo punto Ankara non ha potuto fare a meno che assecondare le richieste di Washington e attirare i leader dell'Isis nella trappola affinchè potessero essere eliminati. Un punto da tenere bene in considerazione è il fatto che al-Baghdadi, al-Muhajir e i compagni di jihad si sono fidati dei turchi e hanno deciso di spostarsi verso il confine; se così non fosse, oggi non sarebbero stati eliminati.

A questo punto è lecito chiedersi per quale motivo i leader jihadisti si sentivano al sicuro nelle aree sotto controllo di qaedisti e turchi.

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