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Gli islamisti sui bus di Parigi: autista caccia donna con la gonna corta

Interi quartieri in mano agli integralisti che molestano le donne. E l'azienda di trasporti pubblici assume gli islamisti per difendere i mezzi dalle sassaiole

Gli islamisti sui bus di Parigi: autista caccia donna con la gonna corta

La gonna è troppo corta e l'autista dell'autobus vieta a una ragazza di salire. L'inquietante episodio non si è drammaticamente consumato in un oscuro Paese dove è in vigore la sharia, ma a Parigi dove la guida dei mezzi pubblici che attraversano le banlieue è stata affidata a islamisti per accattivarsi il favore delle periferie multietniche ed evitare le sassaiole da parte dei più facinorosi. E così accade che uno di questi integralisti si sia rifiutato di far salire la figlia 29enne del poeta algerino Kamel Bencheikh. "Pensa a vestirti come si deve", le ha detto. E ha richiuso le porte.

L'episodio risale a martedì scorso e non ha destato l'allarme che avrebbe dovuto. Anzi, sulla stampa francese è quasi passato sotto traccia e dal governo, il cui ministro dei Trasporti, Elisabeth Borne, ha presieduto a lungo la società dei trasporti pubblici di Parigi (Ratp), non sono state spese parole di conforto per quanto ha dovuto subire Élise. Solo alcuni membri dei Républicains hanno protestato per quanto denunciato su Facebook da Bencheikh. La figlia si trovava, insieme a un'amica, "alla fermata Botzaris vicino al parco delle Buttes Chaumont", nel XIX arrondissement. Erano da poco passate le undici di sera. "Quando (l'autobus, ndr) è arrivato - racconta il poeta algerino - l'autista si è fermato, le ha guardate, ed è ripartito senza aprire le porte". Le ragazze non si sono date per vinte e si sono messe a correre finché lo hanno raggiunto pochi metri più avanti, quando si è dovuto fermare perché il semaforo era diventato rosso. E, quando hanno chiesto all'autista perché non le avesse fatte salire, quello le ha gelate: "Pensate a vestirvi come si deve".

Il racconto di Élise non lascia molti dubbi. L'autista, "un maghrebino" dalla barba lunga, viene definito come un "islamista". La Ratp lo avrebbe già identificato e avrebbe anche già fatto partire un'indagine interna per capire se davvero non ha fatto salire le due donne sull'autobus perché indossavano abiti ritenuti inopportuni dall'islam salafita. "Questo individuo, che guida un autobus pagato dalle mie tasse, ha impedito a mia figlia, titolare di un passe Navigo (l'abbonamento ai mezzi pubblici di Parigi, ndr) valido e dunque in regola, di salire... soltanto perché indossava una gonna", ha scritto Bencheikh in un post su Facebook che, però, è stato immediatamente censurato e ora non è più visibile.

L'episodio di martedì scorso non è un caso isolato. Nella periferia nord-orientale di Parigi, come riporta il Corriere della Sera, le intimidazione sono all'ordine del giorno. Gli islamici più radicalizzati prendono di mira le donne: talvolta le aggrediscono verbalmente, altre volte le attaccano anche fisicamente. In un reportage pubblicato nel 2017 da Le Parisien, la giornalista Cécile Beaulieu aveva già raccontato che a Chapelle-Pajol "gruppi di dieci uomini soli, venditori ambulanti, spacciatori, migranti e trafficanti dettano legge nelle strade, molestando le donne". "Centinaia di metri quadrati di asfalto abbandonati a soli uomini, dove le donne non sono più accettate", denunciava. Le banlieue in mano agli uomini, per lo più arabi e africani, sono diverse. E a farne le spese sono sempre le donne. "Gli è proibito entrare nei caffè, nei bar e nei ristoranti - scriveva la Beaulieu - e non possono stare sui marciapiedi, vicino alla fermata della metro e nelle piazze". L'inchiesta, purtroppo, è caduta nel vuoto e nessuno ha mosso un dito in questi anni per risolvere la situazione.

L'emergenza ha radici che affondano nei disordini degli anni Novanta. In questi quartieri difficili gli autobus e le fermate della Ratp vengono da sempre vandalizzati e presi a sassate. Per questo, negli ultimi anni, l'azienda dei trasporti pubblici ha deciso di scendere a patti con i ras delle banlieue assumendo tra i propri dipendenti anche personaggi legati ad ambienti islamisti. È il caso di Samy Amimour, uno dei jihadisti che ha insanguinato il Teatro Bataclan. Dal 2010 al 2012, prima di andare in Siria a combattere con lo Stato islamico, era stato un autista della Ratp. Nel libro Mahomet au volant, la charia au tournant, come ricorda

it/" data-ga4-click-event-target="external" target="_blank" rel="noopener">Libero, Ghislaine Dumesnil aveva accusato i sindacati francesi di aver permesso che musulmani radicalizzati si infiltrassero nell'azienda dei trasporti, che i depositi degli autobus si trasformassero in sale di preghiera e che le autiste venissero sempre più discriminate dai colleghi di fede islamica.

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