La legge sullo "Stato-nazione del popolo ebraico", varata di recente dal parlamento israeliano, non piace alla Chiesa cattolica. Il Patriarcato latino di Gerusalemme la definisce "discriminatoria" ed esprime "grande preoccupazione" perché la norma non fornisce adeguate garanzie alle minoranze.
Vediamo nello specifico il nodo centrale dell'accusa. "La legge - si legge in un comunicato - non fornisce una qualche garanzia costituzionale ai diritti dei nativi e delle altre minoranze che vivono nel Paese. I cittadini palestinesi di Israele, che costituiscono il 20%, sono esclusi in maniera plateale".
Per la rappresentanza cattolico-latina in Terra Santa la legislazione è più "esclusiva che inclusiva, più controversa che di consenso, più politicizzata che radicata nelle
regole di base che sono comuni e accettabili per tutti i segmenti della popolazione"La legge in questione definisce Israele "patria del popolo ebraico" e riconosce solo a quest’ultimo "il diritto all’autodeterminazione".
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