L'accusa contro Tsipras: bimbi profughi lasciati in "celle da Medioevo"

Unhcr e associazioni denunciano le condizioni dei migranti sull'isola di Kos: "Bambini lasciati in cella con criminali comuni, fili elettrici dal soffitto ed escrementi sul pavimento"

L'accusa contro Tsipras: bimbi profughi lasciati in "celle da Medioevo"

Sono accuse gravissime, quelle rivolte alla Grecia di Alexis Tsipras.

Accuse che parlano di bimbi orfani che arrivano con i barconi dei rifugiati sull'isola di Kos e verrebbero detenuti nelle celle delle prigioni dell'isola in condizioni disumane. Come svela il britannico The Independent, bambini di appena undici anni che arrivano in Grecia dalla Turchia senza i propri genitori sarebbero stati bloccati per settimane in celle anguste e sporche, costretti a vivere tra i propri escrementi a fianco di criminali comuni nell'attesa che le autorità elleniche esaminassero il loro caso.

La denuncia è partita inizialmente da alcuni volontari di ong internazionali che da mesi operano sull'isola nel tentativo di alleviare le condizioni dei migranti. Da tempo anche ilGiornale.it aveva raccontato delle condizioni di assoluta promiscuità in cui le autorità greche lasciavano i migranti sull'isola di Kos: migliaia di persone che bivaccavano per la strada, a volte per settimane, senza alcun tipo di assistenza.

Ora arrivano nuove, pesantissime, insinuazioni: le denunce dei volontari, poi riprese anche dall'agenzia Onu, parlano di profughi tenuti in cella nei commissariati di polizia e sfamati appena una volta al giorno, senza la possibilità di allontarsi dalla prigione pur senza che sia stato accertato che abbiano commesso alcun reato. "È disgustoso - racconta a The Independent un volontario in servizio sull'isola - Vi sono fili elettrici che pendono dal soffitto, escrementi sul pavimento e i detenuti costretti a ricevere il cibo attraverso le sbarre." Il quotidiano londinese riferisce che almeno undici bambini tra i dodici e i diciassette anni sarebbero trattenuti presso le due stazioni di polizia dell'isola del Dodecaneso.

Tim Ubhi, direttore clinico dell'organizzazione britannico Children’s E-Hospital, ha addirittura parlato di prigioni lasciate in "condizioni medievali". Il responsabile Unhcr sull'isola, Mario Procaccini, ha annunciato che l'agenzia Onu è pronta ad aiutare le autorità greche nella gestione dei profughi nell'attesa che ne venga determinato lo status.

Le autorità greche, dal canto loro, si difendono replicando che i bimbi sono trattenuti per la loro sicurezza in quanto minorenni. Sevastianos Marangos, capo dell'ufficio della protezione civile greca a Kos, spiega che l'isola è assolutamente impreparata ad affrontare l'emergenza: solo quest'anno sulle sue coste sono sbarcate 42mila persone, quando la popolazione residente non arriva a 31mila anime. Da Atene, ha poi aggiunto, non sono state allocate risorse straordinarie né personale aggiuntivo.

Il caos di Kos,

e le drammatiche condizioni dei profughi che ospita, continuano ad interrogare l'amministrazione "solidale" di Alexis Tsipras. Aprire i confini non basta: come risponderanno le autorità di Atene di fronte a queste accuse?

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